1976 luglio 26 Collino: un “argento” che dispiace
1976 luglio 26 – Collino: un “argento” che dispiace
Marta consolata Collino ha vinto l’argento del fioretto individuale, ma questa medaglia doveva
essere d’oro. L’avrebbe avuta il collo senza neppure disputare lo spareggio con la Schwarzenberger
se nell’incontro perduto con la Belova non vi fosse stato un errore arbitrale in suo sfavore, un errore
enorme. Chi lo ha commesso, l’arbitro argentino Salcedo, ha semplicemente confuso il regolamento
del fioretto con quello della spada. Quest’ultimo ammette che ti attacca” camminando” possa venire
arrestato in seconda battuta. Nel fioretto il regolamento ammette invece che, in questo genere
d’attacco, chi viene avanti possa essere arrestato dall’avversario solo in prima battuta. Ebbene,
Salcedo ha applicato il regolamento della spada a un attacco della Collino e così ha dato il punto
alla sovietica invece che all’azzurra.
In quel momento la collina era in vantaggio 3- 2. Se la stoccata fosse stata data a lei, come
sacrosantemente giusto, sarebbe andata sul 4- 2 e quindi avrebbe vinto per 5- 3. Invece la sovietica,
avuta quella stoccata che l’ha portata sul 3- 3, è andata poi sul 4 -4 e quindi ha piazzato il colpo
decisivo e vincente. L’azzurra si è trovata al termine del girone finale con quattro vittorie e una
sconfitta, come la Schwarzenberger. La Collino aveva già battuto questa piccola ungherese con un
secco 5 -1 ma l’altra a sua volta aveva battuto la Belova e così il punteggio finale tra italiana e
ungherese era pari.
Una medaglia d’argento può anche procurare un forte dispiacere: lo si è capito guardando Maria
Consolata Collino subito dopo la finale del fioretto: le labbra chiuse, gli occhi sperduti. Ha stentato
a sciogliere i muscoli facciali anche sul podio. Quando è andata al controllo antidoping si sentiva
così bloccata dallo stress che i giudici hanno dovuto pazientemente attendere.
Npn aveva tutti i torti la Collino a prenderla tanto male:più che vincere l’argento, aveva infatti perso
l’oro, e l’ha perso nonostante una finale pressochè perfetta, persino migliore di quella di Antonella
Ragno a Monaco.
Dopo avere infilzato una dietro l’altra 4 avversarie, compresa l’ungherese Schwarzenberger per 5-1,
la Collino è andata in pedana con la blasonata sovietica Below, biondona tutta forza e parecchio
rigida. Professoressa di educazione fisica in una scuola media di Torino ,Maria Consolata ha allora
sfruttato tutto il suo talento e anche la sua preparazione con quell’” attaccare camminando” assai
più tipico al fioretto maschile, tanto che la spadista francese Jeanne, con me in tribuna, ripeteva
ammirato:” Maria marche, marche tres bien”.
LaCollino stava battendo anche la sovietica, non fosse che il giudice argentino Saucedo incorreva in
un errore definito” colossale fregnaccia” dal presidente della Federscherma Nostini. Non una delle
tante stoccate dubbie della storia della scherma, ma un’inversione di valutazione sottolineata
all’unanimità anche dagli esperti stranieri. Negando l’affondo della Collino e prendendo per buono
il ritardattissimo arresto della Belova, il giudice aveva in pratica preso fioretto per spada, due
specialità con regole del tutto differenti.
Alterato il punteggio nel momento decisivo, l’italiana si vedeva sfuggire la quinta vittoria e la
relativa medaglia d’oro. Irritata è sicura di aver patito un grossolano errore( “sia pure in buonafede-
precisa cavallerescamente Nostini- trattandosi di un giudice assai per bene”) la Collino si è trovata a
quel punto nelle stesse condizioni di Fabio Dal Zotto: uno spareggio per il primo e secondo posto
con l’ungherese. Schwarzenberger battuta poco prima e nettamente in finale.
L’ungherese è una bassottina due cosce che paiono prosciutto di San Daniele, una scherma tutta
eccitata e aggressiva. Venticinquenne dal nome d’assonanza giapponese, Ildiko, pettinata alla
maschietto e dotata di molto temperamento. Di fronte a lei, Maria Consolata, alta e bruna, le linee
provocanti, un volto molto sensitivo, le unghie laccate vermiglio: figlia di un industriale dei
bicchieri di carta, una donna di quasi trent’anni, matura, che si sposerà a ottobre e che ha la
passione degli anelli d’oro incastonati di brillantini.
Un confronto di donne e di tipi oltre che di fioretti. L’ungherese mutava tattica, l’italiana reagiva,
sia pure più tesa di prima. Alla penultima stoccata ,Maria Consolata affondava con tanta veemenza
una botta dritta che la maschera della piccola Ildiko si schiacciava provocandole una ferita alla
fronte, giusto sotto l’attaccature dei capelli.
Mentre il massaggiatore asciugava il sangue e attaccava un cerotto, l’incontro era fermo sul 4-4,
un’ultima stoccata e tutto sarebbe finito. Era la simpatica Schwarzenberger a piazzarla con quel
braccino almeno dieci centimetri più corto della longilinea italiana.
Maria Consolata Collino, allieva dell’allenatore polacco Egon Frnake, afferrava la medaglia
d’argento quasi si trattasse di un ciondolo di cartone. Era stata bravissima, ma non le poteva bastare.
Il dispetto era tale da non dare nemmeno uno sguardo all’ungherese, e da farle esclamare, con
dubbio buongusto:” Tanto io resterò sempre una bella donna, mentre lei è piccola nana e storta.
E questa frase mi ha fatto veramente sembrare di cartone sia il ciondolo che lei.
Ma si può?