1978 novembre 20 Il Milan a Vicenza vince e annuncia vita dura alla Juve
1978 novembre 20 – Il Milan a Vicenza vince e annuncia vita dura alla Juve
(didascalia foto: Paolo Rossi mentre sigla il temporaneo 1-1 per il Lanerossi
sfruttando una punizione calciata da Cerilli.)
VICENZA – Coccolato dall’anticiclone delle Azzorre, che dal 1934 pare non ci
garantisse alte pressioni tanto durature, andrà a finire che il campionato pianterà
l’albero di Natale sotto un cielo di luminoso settembre. Ad avvantaggiarsene sono
naturalmente gli incassi, uno dei quali ha toccato ieri la cifra record del Veneto: 224
milioni e mezzo per Vicenza-Milan! Tra sole, caro prezzi e inflazione lo stadio Menti
fa conteggi da San Siro di provincia. Del resto, dalla leggendaria busta per Paolo
Rossi ai prezzi da Montecarlo dei piedi, Vicenza ci ha ormai abituati alle esagerazioni
dello sport-spettacolo o meglio, per accogliere l’obiezione fattami sere fa da un
panathleta di Belluno, dello spettacolo con oggetto lo sport.
Peccato che, cinque gol a parte, sia ancora mancato al pubblico di Vicenza il “Real
Lanerossi”, assenza prolungata e in parte giustificata cui ha fortunatamente ovviato il
Milan. Un Milan ben attrezzato per opporsi alla Juve, probabilmente colpevole
quest’ultima di un unico reato: d’essere da lunghi sette anni al vertice, sempre prima o
seconda. Non occorre scomodare la teoria dei cicli storici per indovinare quanti detriti
mentali possa lasciare il monopolio dello scudetto nel paese del tifo, dei divi e del
molto denaro.
A proposito di lire, quella di ieri è stata davvero una giornata speciale: basti pensare
che il totocalcio ha toccato, per la prima volta nella sua storia di azzardate speranze,
un montepremi superiore ai quattro miliardi! Tetto forse ancora aggiornabile se la
roulette dello scudetto si manterrà sugli instabili equilibri di oggi, con almeno tre
aspiranti alla poltrona tricolore della Juve: Milan, Torino e Inter, nell’ordine di credito
oltre che di classifica, visto che al Perugia dovrebbe abbondantemente bastare il
lievitante ruolo interpretato la scorsa stagione dal Lanerossi.
Che il Milan sia una cosa seria lo si è capito a Vicenza: tre gol, un palo, altre tre palle-
gol e soprattutto un modulo equilibrato, con il tapis roulant di Maldera, con Buriani
frantoio di centrocampo, con Chiodi a scavallare come un centravanti di Newcastle o
Glasgow. Il tutto inghiottito e riproposto attraverso il gioco a soggetto di Rivera e
dello stesso Bigon. Fosse Novellino meno rococò nei suoi dribbling ci sarebbe poco
da sperare per la Juve 1979.
Rivera ha teleguidato i gol di Maldera e Boldini, lasciando la solita cometa di classe
in una delle sue ultimissime apparizioni nel Veneto. Il tempo gli sta infatti contando i
mesi e gli scatti, anche se occorre andar sempre molto cauti nel datare l’addio dei
grandi campioni: le ultime partite di Pelé non furono qualche decina?
I veri personaggi non finiscono mai di riservare sorprese e Rivera non è sfuggito ieri
alla regola. E’ così accaduto che, per la prima volta in quindici anni, l’abbia visto
mostrare i pugni in faccia a un avversario! Nella circostanza Guidetti, responsabile di
avergli scagliato una pallonata sui glutei, da non più di un metro. Il sempiterno Gianni
ha presto rimediato al gesto di stizza con una piena stretta di mano, ma il divertente
episodio è servito a suggerire quanto umano e ancora non decantato nella routine sia
il suo approccio con il calcio.
Quando, rientrando in campo dopo l’intervallo, è passato accanto a Paolo Rossi
dedicandogli una carezza sulla nuca, Gianni Rivera aveva l’aria di lasciare
disposizioni testamentarie ad uno dei suoi rampolli più che complimentarsi per il gol
di Pablito. Una scenetta che sarebbe molto piaciuta a Giussy Farina non fosse che il
presidente, mantenendo una vecchia promessa fatta alla moglie, è da sabato in
vacanza in India. Una magnifica occasione la sua per un santificante bagno nel
Gange: è l’ultima speranza del Vicenza, fermo con il Verona a 4 punti dopo otto
partite. Roba da bonzi e bramini.