1979 febbraio 25 la Juve in azzurro esiste ancora

1979 febbraio 25 – la Juve (in azzurro) esiste ancora

MILANO – Tre a zero ai vice campioni del mondo del ’74 e del ’78!
Ma, allora, i campioni del mondo siamo noi? Calma e gesso, certe
equazioni non sono possibili nemmeno nel calcio, sennò non si
capirebbe proprio come… la Juve abbia in campionato sei punti in
meno del Milan e, contemporaneamente, la nazionale di ben sette
juventini ci metta 43 minuti di numero ad abbruttire i “tulipani” con
due esemplari destro-sinistro di Bettega-Tardelli e un penalty
provocato da Tardelli. Insomma, un carnevale privato della vecchia
signora.
Il fatto è che non c’è stata contrapposizione. Gli olandesi sono
sembrati “tulipani”, ma stavolta in senso floreale, deboli di gambe e
senza polline. L’Olanda mancava di Krol in difesa, di Neeskens e
Haan in mezzo, di Rensenbrink in attacco, tutta gente di prima
classe. Eppure, non sta neppure qui il punto. E’ che questa Olanda
era irriconoscibile atleticamente, incapace di imporre il suo
pressing e, a guardar bene, nemmeno la famigerata melina da 0-0.
E’ praticamente da Natale che gli olandesi non giocano all’aria
aperta, avendo il gelo bloccato il loro campionato da qualcosa
come nove giornate. Si allenano in palestra il che sarebbe come
affrontare il Giro d’Italia avendo fatto chilometri soltanto ai rulli.
Tale handicap ha tolto loro parecchio nerbo, e sbarazzato il campo
di tale fastidioso surplus, l’Italia ha potuto esprimersi sul piano che
più le garba: quello della tecnica, lievitando per esempio un
giocatore dato di questi tempi per appesantito, cioè Bettega.
All’Italia è così bastato un primo tempo brillante, piacevole, ricco di
“numeri” personali a costruire tre gol e a negare la benché minima
preoccupazione al cavalier Zoff. Vero che il 2-0 appartiene più
all’arbitro che a noi, nessuno infatti potendo onestamente dire che
Brandts abbia inteso falciare Tardelli, ma vero anche che nel
secondo tempo su Rossi balisticamente più preciso avrebbe potuto
senza fatica (al 50′ e al 61′) decorare il risultato su un 5-0 a
memoria d’uomo, per quanto amichevole.
In un certo senso, è stata anche una partita “privata” di qualche
giocatore più che dell’intero apparato. Soprattutto di Bettega –
Tardelli – Rossi, sia pure limitatamente al primo tempo. La mobilità
e la percussione, il via-vai di Tardelli, gli scatti smarcanti di Rossi:
qui è passato il terzetto vincente di Bearzot, surrogato di volta in
volta da Scirea o Cabrini o Gentile. Che si sia trattato di un match
strano lo suggeriscono due constatazioni: il 3-0 ha potuto far a

meno dei gol in azione di Rossi ed è maturato nonostante il
triangolo non esaltante di Oriali – Causio – Antognoni, appena
passabili.
Naturalmente, quando ci sono in campo giocatori che sanno tutto
del football non mancano spezzoni esteticamente importanti. Basti
pensare all’esecuzione dell’1-0 di Bettega e del 3-0 di Tardelli,
tanto per non far nomi. Entrambi favoriti da una finta di Antognoni
e dello stesso Bettega, hanno trovato il top nella girata mancina,
natiche quasi a terra, di Tardelli. Anche i “tulipani” hanno
abbassato ammirati la corolla.
Detto ciò, va anche aggiunto che per un buon quarto d’ora del
primo tempo (dal 20′ al 35′) non è assolutamente successo nulla di
serio e che quasi l’intera ripresa è stata pedalata in coda al
plotone, su ritmi agonistici meno che amichevoli. Non traggano in
inganno alcuni contatti sgarbati, probabilmente riconducibili più a
dispetto degli olandesi che ad autentica volontà di nuocere.
Quando non ce la fai a tenere il campo sui tuoi tradizionali
standard, è abbastanza naturale di incorrere in qualche carogna
ripicca, tipica prova di debolezza.
Per ragioni pienamente comprensibili, l’Olanda ha deluso. Chi si
aspettava alabarde spaziali e lame rotanti da cosiddetta “rivincita”
del mundial ’78 è incorso in una temeraria illusione, senza d’altra
parte vedere vanificata al 100 per 100 l’utilità della partita. Non
fosse altro perché ha regalato scampoli di classe, perché alimenta
il curioso caso di una Juve-bifronte e perché ha rotto il groppo in
gola ad uno stopper di primo pelo azzurro quale Collovati,
miscelatosi senza eccessive paturnie nel clan destinato da Bearzot
agli Europei che la sua nazionale dovrà vincere per forza, essendo
in calandario l’anno prossimo qui, in Italia.
Il 3-0 ha anche il pregio di stendere un pietoso velo sulle magre
russe della
“titolari” e
ridicolizzando le presuntuose aspirazioni dei Manfredonia and
Pruzzo di turno. Trattandosi di una amichevole è già abbastanza
non aver dovuto
i conti con azzurri disimpegnati o
fare
premeditatamente molli.
San Siro non avrà conosciuto la febbre del sabato pomeriggio, ma
nemmeno è stato trattato a pesci in faccia. Se ne è reso conto il
pubblico, cavalleresco e attento, che non ha voluto rispettare
nemmeno il minuto di silenzio dedicato a Nereo Rocco: ha
preferito scandirne il nome e dedicargli un lungo applauso. Il

“sperimentale”, dando

ragione ai

silenzio avrebbe fatto troppa tristezza: meglio un affettuoso
baccano.