1979 maggio 27 Due capolavori di Causio e Rossi
1979 maggio 27 – Due capolavori di Causio e Rossi
Il 14 giugno dello scorso anno, a Mar del Plata, Omar Sivori mi
parlò di un diciassettenne sconosciuto dicendo: “Si chiama
Maradona, ha tutto, è lui il mio unico erede”. Il piede sinistro di
Maradona, non magico quanto quello di Mariolino Corso ma
persino più vellutato, è stata una delle cose squisite del 2-2 di
Roma.
Rifacendosi alle atmosfere del Mundial ’78 Italia – Argentina è stata
soprattutto una partita di illuminazioni. In genere il tempo fa
prestissimo a evaporare i ricordi delle amichevoli: stavolta la gente
ricorderà due gol, di Causio e di Rossi.
Causio e Rossi hanno sette anni di differenza, personalità e ruoli
dissimili, ma possiedono qualcosa di tecnicamente inestimabile: la
classe, indecifrabile mistura di intelligenza, tocco, abilità. A
guardare il pallonetto e la sciabolata di Causio o la finta e la
parabola di Rossi appare davvero assodata una massima: ciò che
la natura ha lasciato imperfetto, lo fa l’arte. A Roma, ieri, l’arte del
calcio, il talento che ovvia alla fatica, alla pressione degli avversari,
alla intrinseca fragilità dei gesti rari.
Causio ha trent’anni, le cose che inventa gli servono a sentirsi
intatto. Rossi è giovane, ha ancora una serie B a ronzargli in testa
come un grosso moscone: a Pablito quel gol, così confezionato,
serve anche per scherzare con il domani.