1979 ottobre 29 Beccalossi è il nuovo re di S. Siro

1979 ottobre 29 – Beccalossi è il nuovo re di S. Siro

MILANO – 612 milioni d’incasso! Va bene che viviamo un’inflazione
da formula uno, che la cauzione per Michele Sindona costa tre
milioni di dollari, che a Settimo Milanese le aste di purosangue
hanno fruttato due miliardi e che persino a vendere marroni tra gli
stupendi castagneti di Combai si possono incassare 11 milioni in
un giorno, ma tante lire per un derby sono veramente un capogiro.
Il resto del capogiro lo ha poi dato Beccalossi, fresco come una
rosa perché risparmiato a Moenchengladbach, contro i borussici, a
metà settimana. Tutto è nato da un corner, toccato da Baresi per
Pasinato. Lancio in area e qui l’Evaristo letteralmente inventa un
qualcosa che mi ha balenato un po’ il piedino di Sivori e un po’ il
colpo d’anca di Jair.
Frontalmente, a 8-9 metri da Albertosi, Beccalossi ha preparato il
tocco con una finta di corpo, mezza torsione della spalla sinistra dl
tipo di quella usata dai boxeur per indurti a parare il colpo mancino
mentre, in realtà, ti rifilano d’improvviso il destro.
Ciò che esattamente ha fatto il Beck interista, stordendo Albertosi
con la finta, aprendo poi il destro, dal basso in alto, al volo, di
piatto, quasi si trattasse del gesto oratorio di una mano, vai.
Era l’1-0 già decisivo, ma non era la prima palla-gol del derby. La
prima, una delle rarissime del Milan, aveva visto Ivano Bordon di
Marghera sollevarsi all’indietro come un ballerino dell’Armata rossa
su una testata friulana di Collovati. Era soltanto il 7′ ma con quel
Bordon e, poco dopo, con quel Beccalossi, s’intuiva già
prestissimo che Massimo Giacomini non avrebbe vinto il derby e
nemmeno pareggiato.
Anche se la curva rossonera omaggiava via via Bordon di lanci di
lattine, ombrelli, bastoni (fortunatamente mal diretti),
teneva
sempre il campo un’Inter soda, stagna, accanita, che sembrava
aver con il derby e con il Milan un fatto personale, una
concorrenza superiore alla stessa classifica, un animus che certo
badava a qualcosa di più di due milioni a testa di premio partita.
il bunker, ma elastico, capace di
Bordon-Bini-Baresi erano
mordere e insieme di disimpegnare con quella disinvoltura che lo
stesso Sergio Campana aveva tele-ammirato contro il Borussia.
Avesse l’Inter potuto contare su un Oriali (a sinistra) della stessa
stanza di Pasinato (a destra), la vittoria dell’Inter sarebbe risultata
presto più vistosa.

Guardavo Giacomini in panchina: sull’orlo opposto del campo
ammirava in silenzio le accelerazioni di Giancarlo Pasinato di
Cittadella, che proprio lui, Giacomini, allenò ai tempi del Treviso, in
quarta serie. Un giorno lo aveva battezzato “cammello” per
l’andatura ingobbita, e ora il cammello dimostrava perché gli 8
milioni e mezzo costati al Treviso siano diventati due anni fa quasi
un miliardo e mezzo pagato dall’Inter.
Era poi Beccalossi a mettere in crisi tutto il centrocampo del Milan
e non a caso l’Evaristo è stato inutilmente marcato prima da
Maldera, poi da Buriani, infine da De Vecchi. La cosa dimostrava
evidente imbarazzo in una zona dove un Bigon del tipo anti-Juve
andava vistosamente rimpianto.
Senza di lui, non sarebbe forse stata una pazzia opporre a
Beccalossi Romano, un ragazzino che sa giocare, svelto, agile,
meglio disposto fisicamente a ostacolare il geniale ispiratore
dell’Inter. Mariolino Corso, seguendo pressappoco lo stesso filo
tattico, aveva in un’intervista consigliato a Giacomini di marcare
Beccalossi con l’attaccatutto Collovati…
Il Milan ha giocato sempre in affanno e ha retto sull’1-0 fino all’85’
soltanto perché squadra orgogliosa, temprata, piena di giocatori
leali e duri. Ma non poteva vincere, se non con un colpo fortunoso,
anche perché mutilato in attacco. Non in Chiodi, ma in Novellino-
Antonelli, i due ballerini schiantati dal bagnato, dal fango, dal ritmo,
dagli affilati tackle di Canuti e Baresi.
Prima che, da due metri, Beccalossi deviasse ancora di piatto
destro il 2-0 servitogli da Muraro, il Milan aveva così potuto
sognare il pareggio soltanto su estemporanei frammenti di derby,
come separati dalla realtà dell’intero confronto.
Vedi (al 60′) Altobelli che quasi lancia a rete… Novellino con un
folle retropassaggio a Bordon. Vedi (all’82’) Baresi costretto a
sradicare acrobaticamente dalla linea un gol fatto di Minoia,
subentrato a Bet, alla fine di un confuso forcing del Milan.
Fosse entrato il rotolante tocco di Minoia, l’1-1 andava a quel
punto giudicato uno scherzo di pessimo gusto tirato all’Inter.
Un’Inter che, prima e dopo il 2-0, vanta almeno quattro-cinque
limpide palle-gol. Una delle quali (al 54′) ha choccato per dispetto
lo stesso Carletto Muraro: servito da Altobelli, Muraro aveva di
fronte Albertosi, tanto abbandonato da mancargli soltanto il
rosmarino per sembrare un tordo allo spiedo. E Muraro ha battuto
sciaguratamente fuori.

Sia pure a tratti in debito d’ossigeno, Inter e Milan hanno onorato
un derby for men only, per soli uomini. Ma l’Inter è stata ieri per il
Milan ciò che il Milan fu un paio di settimane fa per la Juve. Sia
pure leggermente più nerazzurro, il raptus dello scudetto continua.