1980 febbraio 20 – Campana, ci vuole l’inchiesta

Le scommesse clandestine cominciano a scottare. Nel mondo del calcio si respirano
paura, dubbio, imbarazzo.
Non mancano alcuni punti fermi in questo processo delicato e indiziario. Le
scommesse esistono. Il giro è intenso, soprattutto a Roma e Milano. Alcuni giocatori,
vedi Albertosi in Tv, hanno ammesso di aver puntato qualche somma su partite che
non li riguardavano direttamente.
È probabile che la denuncia del fenomeno sia partita da Maurizio Montesi, giocatore
della Lazio, e ciò gli fa molto onore. È anche molto probabile che nei suoi dintorni
almeno due-tre personaggi stiano passando ore assai poco tranquille.
Da varie fonti giornalistiche è uscita una sorta di nebulosa, dalla quale non è agevole
far affiorare volti e nomi precisi. Il Secolo XIX di Genova ha parlato addirittura di un
giocatore bookmaker, sottintendendo un nome tra i più noti in Italia, ex pedina del
Vicenza.
È un mosaico gelatinoso, che si fa scudo con la minaccia di querele, vista la difficoltà
di
in un ambiente per definizione “clandestino”. Ma,
fortunatamente, sono in atto tre tipi di indagine: della finanza, della magistratura
romana, della federcalcio. “Io spero che tutto finisca e venga chiarito in tribunale”, ci
ha detto Carlo Osti, di recente a Udine. È questa la speranza dei giovani e più sani
giocatori, ma anche l’attesa del pubblico degli stadi e del Toto, entrambi in diritto di
ottenere risultati senza ombre.
Se pulizia c’è da fare, anche noi crediamo nei tribunali penali più che in quelli
calcistici, perché la giustizia sportiva corre spesso il pericolo del garantismo dettato
dall’ambiente, secondo il quale tutto va benissimo tranne contrarissima prova.
È proprio per una drastica esigenza di chiarezza che risulterebbe molto appropriata e
utile una quarta inchiesta: quella del sindacato di Campana nei confronti dei propri
aderenti. In altre occasioni Campana ha dato testimonianza di indipendenza da
suggestioni di categoria e nessuno metterebbe ora in discussione il suo contributo.
C’è in ballo una scommessa sull’onestà del calcio. E nemmeno questa deve restare
clandestina.

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