1980 giugno 16 Tardelli, un gol da ricordare ai nipoti

1980 giugno 16 – Tardelli, un gol da ricordare ai nipoti
EUROPEI 80 / Al 78’40” con una magnifica azione corale la squadra azzurra va a
rete: l’Inghilterra è battuta.

Dall’inviato
TORINO – Il via mentre una voce femminile legge dall’altoparlante un appello
dell’allenatore inglese ai tifosi: recitato nelle due lingue, è un invito a non dimenticare
che si tratta soltanto «di una partita di calcio».
E allora parliamo di calcio. nessuna sorpresa nelle formazioni, tutto come
annunciatoieri. L’unica «vittima» di Bearzot e della …Spagna è Cabrini, così bello ma
così turbato. Oriali fa il terzino sinistro di spinta, dopo aver sistemato in qualche
maniera le numerose vesciche ai piedi. Benetti galleggia in mezzo, una pietraia
afrenare la «perfida Albione» a centrocampo.
Solo che l’arbitro rumeno non gli dà nemmeno il tempo di arroventare il piede che è
già ammonito! Sono trascorsi appena 10 minuti e l’entrata di Romeo su Kennedy
viene punita più per le intenzioni e per l’irruenza che per gli effetti: l’inglese non
viene toccato. Benetti paga perché l’arbitro vuole dare prestissimo un «esempio» di
severità.
Il gioco vede una vampata dell’Italia, funestissima in Bettega (al 1’), in Gentile (al
3’), in Collovati (al 9’). Ma si respira timore reciproco, tant’è vero che lo stesso
Bettega rischia subito di fondere andando ripetutamente nella propria area di rigore,
quale miglior colpitore difensivo. La oramai celebre testina nevosa serve per fare i gol
ma anche per difendere.
Accadono una cosa curiosa e una cosa spiacevole. La prima riguarda Gentile che
perde ripetutamente la scarpa destra e (contro il regolamento) si batte un paio di volte
in tackle con il solo calzino. La cosa spiacevole riguarda Tardelli , pure lui ammonito!
E sono tre: Graziani con la Spagna; Benetti e Tardelli con l’Inghilterra.
Stavolta l’arpionata su Keegan c’è, ma non che l’arbitro chiuda nemmeno un angolo
d’occhio. Dopo una ventina di minuti si alza di traverso allo stadio una
piacevolissima brezza che scuote uno striscione che, indovinate, recita: «Dio
stramaledica gli inglesi». Manca soltanto la firma: Mario Appelius, anni dell’era
fascista.
Il pubblico o sostiene o tace, fa un tifo utile. Non fischia. Gli scappa un unico boato di
raccapriccio quando Graziani, pur avendo Antognoni a due metri, serve Wilkins con
rozzo tocco. La gente, naturalmente, nomina Paolo Rossi, che è l’equivalente
nostalgico del Gianni Rivera anni Sessanta. Nostalgia di piede, beninteso.
Graziani si muove più che con la Spagna; gioca spesso all’ala destra, avendo Bettega
centravanti e Causio arretrato, al centro, fianco a fianco con Antognoni. E tuttavia la
coppia-gol azzurra stenta a legare, anche perché i due stopper (Neal per Bettega e
Watson per Graziani) sono in stazza e altezza dei bestioni da taglia 54! A parte il
biondino Woodcock e l’arruffato Keegan, questa Inghilterra è un viale alberato, un
filare di atleti molto bello a vedersi.
Per Graziani la cosa si fa drammatica al 42’ e 10’’ esatti quando si ritrova sul piede
sinistro, a quattro metri dalla porta, la prima intensa palla-gol dell’intera partita. Una
palla-gol grande come un monumento, e Graziani se la divora, restandoci così male
che (come farà Zaccarelli durante l’intervallo) andrei anch’io a battergli una mano
sulla patetica spalla.
Lo scambio, molto geometrico, arriva dalla sinistra del campo, da Antognoni-Oriali.
Come aveva fatto giovedì a San Siro a favore di Graziani, Antognoni vede con il
radar Graziani smarcato in area e gli serve di destro un lancio lungo, preciso, che

meglio di così proprio non potrebbe nemmeno il celebratissimo Keegan. Graziani
s’avventa, ed è anche composto, ma coglie il pallone al rimbalzo con una frazione di
ritardo, toccando così sporco, debole, il tanto che basta al portiere per uscire a porci
sopra sterno e braccio, negando il gol tanto a Graziani quanto a Bettega precipitatosi
in seconda battuta. Era l’uno a zero fatto, proprio quel che ci voleva per trasformare
l’intervallo in una goduria invece che in un incubo.
La scheda del primo tempo è grigia, piena di cose ma come inutilmente perforata.
Non c’è né aggressione degli inglesi né l’avventura offensiva degli italiani. Giocano
tutti allo stesso modo, temendosi molto, marcando severamente, conservando le
distanze tra reparti.
Se non sapessimo fin troppo bene che così non è, parrebbe una partita impostata da
entrambe le squadre per il pareggio. Basti pensare al numero delle palle-gol, una in
tutto.
Per il resto solo conati, un accanito corpo a corpo a metà campo e una sola
intenzione: cercare la rete con improvvisi colpi di fiocina, il lancio di un suggeritore e
lo scatto profondo di un attaccante. Come dire, un gioco nervoso, di sempre
incombenti agguati, più che un match aperto, sul tipo vinca il migliore. É il primo
tempo delle precauzioni.
Tornano in campo, e all’Italia vengono letteralmente i cinque minuti!, anzi il quarto
d’ora con tre bellissime azioni-gol, alle quali manca purtroppo la misura dell’ultima
esecuzione.
C’è sempre di mezzo Graziani. Una volta il suo sinistro gli esce troppo poco
diagonale (a servirlo è stato Collovati); una volta incorna di testa con imperfetta
tempestività (a lanciarlo è stato Causio) ma è Scirea, il battitore libero, a praticare uno
show offensivo di grande valore europeo, al 46’ e al 59’.
Nella prima occasione, il suo sinistro dal dischetto del rigore lambisce il palo; nella
seconda si presenta solissimo (su assist di Antognoni) in faccia al portiere inglese in
urlante uscita: Scirea batte rasoterra sul corpo di Shilton! Bettega immerge allora le
mani nei capelli e incanutisce a vista d’occhio anche perché, oltre al tiro sprecato,
valeva forse la pena che Scirea toccasse al centro, dove lo stesso Bettega, Causio e
Graziani stavano col piede sul mirino.
D’altra parte, è tutto il tono della partita che è cresciuto enormemente. Una partita
diventata più accesa, decisamente bella, entusiasmante. Lo schema affonda meglio; il
gran correre apre varchi nei polmoni e nelle marcature. É vero, l’Italia accarezza
ripetutamente il gol, sgancia il libero in avanti come se la nostra capitale fosse
Amsterdam e non Roma , ma gli inglesi sono pur essi vivi e vegeti, oppongono
vistose spallate di ritorsione. E vanno vicini al gol più ancora dell’Italia!
Contro la Spagna, la traversa aveva salvato Zoff da Juanito. Ora è il palo sinistro,
colpito in pieno, a risparmiarlo da un armonico tiro del possente Kennedy, calciato da
sedici metri. Zoff non c’era, sarebbe stato l’1-0 matematico per Sua Maestà
britannica.
Questo accade al 57’ e non è finita. Otto minuti dopo, il vulcano Keegan, rimasto
spento soprattutto per merito di un accanito Tardelli, ritorna in attività con un botto di
gran classe, tale da ricordarmi nello stile il Giovanni Cruyff d’altri tempi.
Keegan colloquia rapidissimo con Kennedy, pianta tre finte e una torsione da asso,
battendo da tredici metri, in diagonale. Fortuna che Zoff conosce benissimo i sui polli
inglesi ed esce lungo: non so come, ma il portierone friulano tocca e miracola l’Italia.
Proprio alle sue spalle è steso un lungo striscione che dice: «Immenso Zoff».
Una retorica più puntuale di questa non s’è mai vista.
E arriva, amici, il momento magico, irripetibile, 78’ e 40’’ di partita. L’1 a 0

dell’Italia che va rivisto in opportuna moviola tecnica. Perché a metterlo in moto è
stata la difesa; a rifinirlo è stato il piede buono di Antognoni; ad affondare da ala
sinistra per servire il cross radente è stato Graziani; a concluderlo in rete, di piatto
destro, da due passi, con magnifica rincorsa e stupenda coordinazione finale, è stato
Marco Tardelli, di Lucca, proprio l’uomo che doveva dedicarsi soltanto ad annullare
Keegan.
Se questo non è un gran gol, degno di una finale europea, allora vado
immediatamente in pensione perché significa che non ci capisco più.
Mancano dodici minuti alla fine; gli inglesi cambiano un giocatore; Giuseppe Baresi,
dell’Inter, piglia il posto di Causio, stremato, ma è proprio stupendamente finita
anche perché gli ultimi secondi vedono svanire su Zoff l’ultimo fiato del forcing
inglese. É un terzino, Samson, a maledire il mondo e nemmeno il cielo può ascoltarlo
perché lo stadio è ora un tumulto.
L’arbitro fischia, l’Italia ha vinto, ha tre punti, è in testa al suo girone, vede la
finalissima. Guardo i tifosi inglesi serrati tra i poliziotti. Spero davvero che, all’uscita,
gli italiani riescano a vincere una seconda volta: lasciandoli in pace e, se saranno loro
a provare, mettendoli al fresco.
Quando ci vuole, ci vuole. Goodbye.

Italia – Inghilterra 1-0

MARCATORE: 78’40” Tardelli
ITALIA: Zoff, Gentile, Oriali, Benetti, Collovati, Scirea, Causio, Tardelli, Graziani,
Antognoni, Bettega. In panchina Bordon, Baresi, Bellugi, Zaccarelli, Altobelli.
INGHILTERRA: Shilton, Neal, Samson, Thompson, Watson, Wilkins, Keegan,
Coppel, Birtles, Kennedy, Woodcock. In panchina Clemence, Brooking, Hughes,
Hoddle, Mariner.
ARBITRO: Rainea (Romania)
NOTE: Ammoniti Benetti e Tardelli; spettatori paganti 59.649 per un incasso di L.
582.798.148.

Le pagelle: Zoff, Gentile, Scirea, Tardelli 8!

Dall’inviato
ITALIA
ZOFF 8: Ha giocato molto più rilassato che a S. Siro.Non aveva ultras alle spalle.
Torino è casa sua. Nel primo tempo non ha avuto praticamente problemi e del resto
nemmeno il suo collega Shilton ha sudato troppo. La bagarre è scoppiata nella ripresa
e anche Zoff ha sofferto momenti di grande tensione. Al 57′ è stato fortunato, come a
S. Siro con la Spagna: Kennedy ha pigliato in pieno il palo, alla sua sinistra, e non ci
sarebbe stato nulla da fare per il portiere. Ma più tardi Zoff ha compiuto una autentica
prodezza evitando in uscita il gol di Keegan, apparso improvvisamente in area come
un raggio laser.
GENTILE 8 – Marcava Woodcock, l’attaccante del Nottingham, trasferitosi
quest’anno in Germania al Colonia. Woodcock aveva accanto il centravanti Birtles,
sto ex-compagno al Nottingham: c’era insomma una coppia affiatata, che obbligava i
terzini italiani a un lavoro molto concentrato. A me è parso che Gentile sia stato il
migliore; aveva giocato molto bene anche contro la Spagna; è cresciuto ulteriormente
di tono contro Woodcock, tagliandoli davvero l’erba sotto i piedi. Fra l’altro, con

estrema correttezza. Tranne un piccolo «avviso» all’inizio della partita, è parso alla
lunga tra i più corretti.
ORIALI 7,5 – Era finto terzino lui, finto attaccante il suo avversario, Coppel. Oriali ha
sostituito Cabrini, e il cambio ha portato visibili benefici. Nel senso che Oriali ha
occupato con molta autorità tutta la fascia sinistra, da autentico centrocampista. Non
ha la velocità dei saltuari raid di un Cabrini, ma ne vale tre come trama di gioco. Non
a caso si ritrova abbastanza di sovente nei migliori disimpegni offensivi. Ma sopra
tutto, ha tentato molto bene le distanze, non sbracando mai tatticamente.
BENETTI 6,5 – È rimasto forse un po’ intimidito e sconcertato all’inizio quando gli è
scappata subito l’ammonizione, che ne ha condizionato qualche slancio. E tuttavia ha
ripreso molto bene anche perché la sua non è quindi stata, per tutta l’intera carriera,
una marcatura ad uomo. Se l’è vista a zona, con Kennedy che lo ha messo
brutalmente in difficoltà soltanto in una decina di minuti nella prima parte del
secondo tempo, quando lo stesso Kennedy ha colto il palo ed ha poi liberato Keegan
per una pericolosissima palla-gol. Ma il mestiere di Benetti, la sua esperienza di
Matusalemme, ne ha fatto un discreto protagonista, finendo così col tenere alta la
bandiera dei vecchiacci degli europei, tra lui, lo spagnolo Asensi e il belga Van Moer.
COLLOVATI 7 – È un po’ difficile dire se sia merito dello stopper o demerito del
centravanti inglese Birtles l’esito del duello. Sta di fatto che il ventitreenne attaccante
la palla non l’ha proprio vista mai, costretto com’è stato a girare abbastanza al largo.
Soltanto in un paio di occasioni, ma che non fanno testo, ha messo qualche brivido
allo stopper, peraltro sempre molto attento, coordinato e calmo.
SCIREA 8 – Merita un voto in più perché, nonostante non sia riuscito in due occasioni
a tirare fuori il tiro dell’1 a 0, era pur sempre riuscito magnificamente a entrare in uno
schema d’attacco, con il fiuto di un vero attaccante. Questo non è poco per un libero
abituato alle prudenze tattiche del nostro campionato. In difesa, quando l’attacco
degli inglesi che saltuariamente operava con tre o quattro punte ha finito col creare
qualche angoscia, Scirea si è visto molto ben protetto tra Gentile Collovati e Zoff.
CAUSIO 6 – Non è stato brillante che poteva far supporre un accanito senso di
rivincita ma non è stato nemmeno sottotono come giovedì a San Siro, quando aveva
fatto crescere molti timori sulla sua condizione psico-fisica. Tuttavia senza particolari
exploit ha fatto la sua parte ed è stato richiamato in panchina dopo aver esaurito
l’ultima briciola di energia.
GRAZIANI 6,5 – Ha sbagliato molto. Sotto rete gli è mancata la precisione; non è
stato perentorio come pure sa essere in alcune circostanze, ma non si può non
dimenticare che ha tirato la carretta dell’attacco per 90’, si è spostato lungo i corridoi,
ha fatto molto più movimento che contro la Spagna. Simbolo di questa generosità è il
magnifico cross-gol per Tardelli. Trovo molto giusto e tecnicamente appropriato che
quel servizio sia toccato proprio a lui.
TARDELLI 8,5 – Con questo gol entra nella storia della Nazionale, quale match-
winner. Funziona meglio quando ha una sicuro punto di riferimento (in questo caso
Keegan) di quando ha il compito di proporre il gioco, operazione nella quale spesso
perde misura e altruismo. Keegan ha trovato in tutta la partita soltanto un autentico
sprazzo di libertà e quasi quasi riusciva a vincere la partita: ciò per dare il senso della
pericolosità dell’inglese. Ma il bilancio è tutto a favore di Tardelli. Quanto al gol, no
comment: si commenta da solo sia per esecuzione che per importanza.
ANTOGNONI 7 – Forse ritarda a mettere a volte in moto l’azione, come invece
potrebbe possedendo i tiri che ha. Forse dovrebbe darsi a volte una regolatina nel
carattere, pigliando in mano il gioco sulla tre-quarti con maggior spregiudicatezza.
Ma mi pare che la sua partita sia stata discreta e puntellata, a tratti, di servizi degni di

tal nome. C’è nell’azione del gol, c’è a servire la facilissima palla-gol sprecata da
Graziani: non è stato insomma spettatore nemmeno per dieci minuti di partita. Ha
funzionato a corrente abbastanza continua.
BETTEGA 6,5 – Caparbio nell’offrirsi a qualsiasi esigenza. É il giocatore che più
capisce tutte le fasi della partita e che meglio sa adattarsi a tutte le zone del campo.
Può essere punta, può dedicarsi al fraseggio arretrato, può andare a fare il libero in
difesa. Splendente non è stato mai, prezioso sempre.
BARESI n.c. – Soltanto due minuti, due minuti preziosi almeno per un batterio
d’atmosfera.

INGHILTERRA
Shilton 7, Neal 7, Samson 6,5, Thompson 6, Watson 6, Wilkins 6-, Keegan 6, Coppel
5,5, Birtles 5, Kennedy 6,5, Woodcock 6,5, Mariner 6.