1980 giugno 22 É di rigore: Italia solo quarta
1980 giugno 22 – É di rigore: Italia solo quarta
EUROPEI ’80 / Dopo aver tentato di vincere, poi di pareggiare, gli azzurri mancano il
gol anche a… palla ferma
Dall’inviato
NAPOLI – Dopo una serie di sedici rigori, tutti magistralmente eseguiti, è andato alla
battuta Fulvio Collovati, stopper del Milan, ventiduenne propostosi all’Europeo quel
uno dei migliori difensori in assoluto.
Lo sguardo preoccupato, il passo solo apparentemente rilassato, Collovati ha
sistemato il pallone sul dischetto: tiro non forte, un po’ telegrafico. Il portiere
abbranca come può, la sfera gli scivola sotto, con un balzo da gatto la recupera
all’indietro. Dalla tribuna sembra dentro, l’arbitro è lì e dice no, Zoff guarda
perplesso da pochi metri di lato, la linea bianca di porta non esiste più, tutta calpestata
e sfatta dal terriccio.
É il primo errore, al diciassettesimo tiro, numero jettato, e così finisco col credere
anch’io al superstizioso terrore dei napoletani. In totale, finisce 10-9 per la
Cecoslovacchia.
L’errore del migliore difensore ratifica la sconfitta dell’Italia, soltanto quarta. Quarta
in Europa, dopo essere stata quarta all’ultimo Mondiale: un passo naturalmente
indietro, che rimpicciolisce di un’altra oncia l’esibizione nel campionato del dopo-
Rossi e del dopo-scommesse.
Fino a ieri sera, l’Italia aveva almeno due risultati parziali da difendere: non era mai
stata battuta, né Zoff aveva mai preso un gol. Ora ha perso, sia pure su rigore, e Zoff è
stato superato, sia in azione che dal dischetto.
L’esito è amaro, anche perché l’Italia era l’unica squadra a non aver avuto nemmeno
il fastidio delle qualificazioni: quale Paese organizzatore dell’Europeo ’80 era arrivata
di diritto in finale, senza una goccia di sudore.
Incredibile quanto vero, anche la sconfitta con la Cecoslovacchia è immeritata, come
quella con il Belgio. Saranno terzi in Europa i cecoslovacchi, ma hanno giocato male,
monotoni, arruffoni, tutti indietro, capaci di un unico gol-prodezza, fuori di qualsiasi
reale superiorità. Altrettanto arruffona ma più generosa, l’Italia ha tenuto meglio il
campo, è stata più pericolosa.
I francesi chiamano questa finale-bis «la finale dei battuti». É proprio sembrata
malinconicamente tale, anche se tra i battuti, i meno peggio sono sembrati gli italiani.
C’è anche un pizzico di fatalismo oltre che sicuro demerito in questo quarto posto
appena appena passabile. C’è rammarico oltre che la sensazione che almeno 3/4
giocatori stanno aprendo la lista d’attesa che dovrà portare nomi nuovi alla per ora
tenue ribalta del calcio azzurro.
Sembrava una partita come tante, ravvivata soltanto dall’emozione finale dei rigori,
ed è invece diventata una sorta di codicillo testamentario: Enzo Bearzot sa benissimo
che lo attende la Riforma. Questo quarto posto non è un traguardo, ma un brivido di
decadenza.