1980 giugno 23 La Nazionale alla resa dei conti
1980 giugno 23 – La Nazionale alla resa dei conti
Le pagelle partita per partita
Contro la Spagna
ZOFF 6
GENTILE 6
CABRINI 5
ORIALI 6 –
COLLOVATI 5,5
SCIREA 6
CAUSIO 5
TARDELLI 5
GRAZIANI 5,5
ANTOGNONI 6 –
BETTEGA 6 –
BENETTI 6,5
Contro l’Inghilterra
ZOFF 8
GENTILE 8
ORIALI 7,5
BENETTI 6,5
COLLOVATI 7,5
SCIREA 8
CAUSIO 6
GRAZIANI 6,5
TARDELLI 8,5
ANTOGNONI 7
BETTEGA 6,5
BARESI n.c.
Contro il Belgio
ZOFF 7,5
GENTILE 6,5
ORIALI 6
BENETTI 6
COLLOVATI 7
SCIREA 7
CAUSIO 5
TARDELLI 6 –
GRAZIANI 6
ANTOGNONI 6
BETTEGA 6
BARESI 6 +
ALTOBELLI 6
Contro la Cecoslovacchia
ZOFF 6,5
BARESI 6,5
CABRINI 5 +
COLLOVATI 6,5
SCIREA 6,5
TARDELLI 6 –
ALTOBELLI 5,5
BETTEGA 6
CAUSIO 6
GRAZIANI 6
BENETTI 6
ZOFF – É il nonno degli Europei, a 38 anni passa oramai per il nostro Jashin.
Personaggio introverso, ha tuttavia un forte perso all’interno del clan di Bearzot, al
quale lo lega anche la comune origine friulana. Tocca a lui discutere con Franchi i
premi-partita dell’intera squadra e, a proposito di super cifre apparse sui giornali,
ribatte con una battuta fiscale: «Sono il primo contribuente delle tre Venezie!».
Migliori partite contro inglesi e belgi; normali con qualche apprensione contro
Spagna e Cecoslovacchia. Lo risparmiano una traversa (Juanito) e un palo
(Woodcock); annulla da grande campione almeno quattro palle-gol. Lo trovo più
disposto del solito all’uscita, anche se tra i pali lo coglie a Napoli un tiro da 25 metri
che certamente gli ha fatto ricordare i tiracci argentini, quando al Mundial ’78 lo
bucarono da distanze «impossibili». Sui rigori dell’ultimo match, si è sempre buttato,
seguendo la teoria secondo la quale è meglio rischiare una brutta figura che attendere
al centro della porta: bene non gli è andata. A occhio e croce, preferisco il metodo dei
portieri inglesi, che non si muovono finché non «vedono» partire il tiro. Gianni
Rivera è di quest’ultimo avviso, 38 anni sono tanti, anche se intatti: alle sue spalle c’è
Bordon. Fossi nel Ct impiegherei tutto il tempo possibile per lanciare l’erede, anche
se rinunciare a un asso della classe e della serietà di Zoff è sempre spiacevole.
GENTILE – É maturo, non ha più nulla da imparare dalle atmosfere internazionali, sia
con la Juve che con la Nazionale. Quando è in forma, non picchia come fanno credere
alcuni avversari di lingua biforcuta. É più facile che «scappi» uno sgambetto
assassino a un… Bettega che a un Gentile; il terzino tiene spazi serrati, è
l’incarnazione della marcatura «a uomo», su questo non ci piove. Quasi sempre
mostra durezze scuola-Burgnich, cioè rusticane finché si vuole, ma quasi sempre
terrene, non a mezz’aria. Giocò un grandissimo mondiale nel ’78, ha giocato un buon
europeo. Lo hanno riconosciuti ieri sia Giacomini che Rivera, mettendolo in coppia
con Collovati per il miglior livello.
CABRINI – Fisicamente scoppia di salute, ma qualcosa non funziona visto che si è
per esempio «stupito molto» di aver perso il posto dopo l’esordio con la Spagna.
Quando un giocatore non riesce a inquadrare criticamente il proprio momento, di
solito vuol dire che non c’è «con la testa». Giovane è, di bel fisico pure, avventarsi
sull’out sa, quale marcatore migliora: gli manca il mastice, quel qualcosa che unisca
assieme queste circostanze per far esplodere la «forma».
ORIALI – Che si trovi benissimo nel blocco-Juve lo dimostra una battuta che non è
piaciuta niente all’Inter: «Mi considerano più in nazionale che nella mia squadra.
Andrei volentieri alla Juve». Viene così indirettamente confermata una tesi di
Bearzot, quando afferma che la Nazionale possiede «spirito di corpo». Oriali è stato
tolto di mezzo dal Belgio, anche se a provocare lo sgarro inguinale fu proprio lui,
esagerando in tackle. Il meglio di sé lo ha dato contro l’Inghilterra, da terzino-
mediano: non ha però la capacità di inventare anche assist decisivi in affondo, come
quello molto efficace eseguito ieri sera dal terzino tedesco Schuster, per l’1-0 del
centravanti-rupe.
COLLOVATI – Un avvio un po’ tremebondo contro la Spagna e, infatti, fu lo stesso
stopper friulano a confessare più tardi una dose non trascurabile di «emozione». Preso
il battesimo, è cresciuto, non sbagliando più nulla nelle successive tre partite. É ormai
una certezza, i belgi lo hanno definito un picchiatore, mentendo. Di lui ho ammirato la
souplesse nervosa, oltre che il tempismo a terra e l’elevazione. A volte così sicuro, da
sottolineare anche aspetti stilistici. Non dico i colpi di piatto destro (visto ieri sera
Hansi Müller?), ma uscite eleganti per un difensore.
SCIREA – Se Zoff ha preso, su azione, soltanto un gol, (fra l’altro da 25 metri) il
merito è anche del libero, per quanto protetto a terra da Gentile e sui cross da
Collovati. Esemplari alcuni suoi raid con gli inglesi e i belgi, anche se non assistiti
dalla precisione in un paio di conclusioni.
CAUSIO – Ha giocato discretamente contro la Cecoslovacchia, nell’ultima ora, in
posizione di mezzala autentica. Troppo poco il gettone di presenza della finalina,
quando oramai i giochi più importanti erano stati fatti. «Da due anni lo vogliamo a
Napoli – sentivo dire l’altra sera in tribuna a Fuorigrotta – e forse ha già imboccato il
viale del tramonto». Non credo per niente che sia un Causio finito, ma
l’invecchiamento si vede tutto, particolarmente nell’attimo in cui, tocchettando il
pallone tra i piedi, tenta di superare sulla spinta il terzino avversario, lungo l’out: il
più delle volte gli è accaduto agli Europei di arrendersi, sollevando le mani e
invocando senza ragione l’arbitro. In Europa si corre un po’ di più che nel nostro
campionato…
TARDELLI – Una stupenda impennata contro l’Inghilterra, per il gol e per la paralisi
imposta a Keegan nel 97 per cento delle situazioni. Per il resto, un rendimento molto
regolare, generoso, che soffre molto la crisi di Causio ( il meno fornito di avvenire).
BETTEGA – L’uomo giusto nel mese sbagliato. Sceso di forma rispetto al
campionato e non abbastanza sorretto dalla buonasorte, vedi la impunita manata che
gli strappa la miglior palla-gol dell’Europeo contro il Belgio. Gioca di punta o, è il
caso della Cecoslovacchia, alla costruzione. Quando si dovrà inventargli il sostituto,
si capirà finalmente quanto vale Bettega. Molto.
ANTOGNONI – Ha visto tutte le finali in tribuna e si è divertito soltanto ieri sera, con
una finale di grande classe. Era in forma e, con l’Inghilterra, aveva dimostrato di
essere pronto a crescere. Ma il Belgio gli ha concesso una mezzoretta, poi la botta,
simbolo di un Europeo monco.
GRAZIANI – Il giocatore con il fantasma addosso: quello di Paolo Rossi, depositario
di tutte le nostalgie del Ct, della stampa e del pubblico, per l’indiscussa superiorità di
Pablito in manovra, piede e agilità in zona-gol. Graziani ha segnato il secondo gol
italiano dell’Europeo molto fortuitamente, di testa con la Cecoslovacchia. Le cose più
utili sono stati i suoi cross, alcuni perfetti, sottoporta. É clamorosamente mancato al
tiro. Ineccepibile nell’impegno.
BENETTI – Il giocatore meno da scoprire. Da sempre tutto quanto sa e può dare. A
35 anni, va in pensione azzurra. Bravo, vecchio, onesto, gladiatore Romeo.
ALTOBELLI – Ha ragione Bearzot quando, ieri a Roma, diceva che non si diventa
membri di un clan in quattro e quattr’otto. Ma proprio tenuto conto di tale difficoltà, è
positivo il bilancio del centravanti interista: più come proposta offensiva che come
percussione. Fossero un po’ più tedeschi al tiro questi italiani…
BARESI – Travagliato è un paesino lombardo che partorisce campioni, i fratelli
Baresi, e altri discreti giocatori, come Pancheri e via. Beppe Baresi esiste, e non
soltanto per l’Inter. Pur nel disordine cecoslovacco, ha offerto grinta, aggressività,
tackle sicuri. A Bearzot piacciono i terzini-mediani: lui ci prova ed è giovane. Ecco
finalmente la parola magica, giovane: forza Ct, prendi il meglio delle mamme italiane
e mettilo insieme ai tuoi uomini di fiducia. La Nazionale 1982 sta qui.