1980 giugno 23 Si è accesa una spia d’allarme
1980 giugno 23 – Si è accesa una spia d’allarme
L’universo del pallone è in eclisse parziale
Non c’è stato spettacolo: pochi gol e assi a luci spente – Si corre molto, si pensa poco
e si picchia troppo
Dall’inviato
NAPOLI – In un certo senso, questi Europei ’80 sono una straordinaria pacchia per
l’Italia! Tranne un po’ di germania e qualche quarto d’ora di Belgio, sono stati infatti
giocati all’italiana, brutti quanto il campionato nostrano.
É proprio vero che esportiamo di tutto. All’estero si parla di «nuovo rinascimento»
italiano, perché siamo bravissimi a regalare ovunque la «qualità della vita», dal
vestire ai vini, dalle scarpe all’arredamento. Nel football è invece medioevo, tant’è
vero che proprio quest’anno è caduto il preistorico «veto Andreotti» all’importazione
di assi stranieri. Così l’Europeo poteva servirci in un doppio senso: ratificare schemi
più spettacolari di quelli made in Italy e mandare in passerella i calciatori totali.
Sarà per la formula dei gironi che premia anche un golletto di differenza; sarà per il
mutismo degli stadi; sarà perché quattro partite in dodici giorni obbligano al
risparmio; sarà che quasi tutte le squadre approdano al sole dopo aver fatto il pieno di
campionati e coppe; sarà quel che sarà, sta di fatto che il cosiddetto spettacolo non
l’ha ancora visto nessuno. Quanto ai gol, 9 in un girone, 13 nell’altro! E assi a luci
spente, come le squadre. Un festival delle delusioni se si fa eccezione per Germania,
Belgio e Grecia.
«Arrivano i maestri!», dicevano i titoli che annunciavano l’Inghilterra. Non sta
nemmeno nel poker delle due finali e, soprattutto, non ha mostrato nulla di originale.
Almeno l’Italia ha mostrato proprio agli inglesi un libero che sembrava tatticamente
disinvolto quanto un Kroll: Gaetano Scirea, anni 27.
Nel gruppo uno di qualificazione agli Europei, l’Inghilterra era andata a rete 22 volte,
mica una. Nessun’altra squadra aveva fatto meglio nei sette gruppi. Lo stesso Keegan,
con 7 gol, aveva superato tutti, dal belga Van der Elst (5) allo spagnolo Santillana (4),
dal tedesco Fisher (6) al cecoslovacco Masny (5). Quindici punti su sedici avevano
fatto gli inglesi. Poi…
Poi, qui in Italia, hanno detto «sorry» e hanno tolto presto il disturbo, obbligati ora a
ripensare senza la minima albagia allo squadrone che sembravano aver impostato.
«Bluff» è stata non a caso la parole più gentile riservata alla squadra e a Keegan dagli
inviati londinesi.
Non parliamo dell’Olanda, che dai primi anni ’70 ho fortemente stimato e con la
quale mi ritrovo regolarmente battuto. É oramai una squadra di mezzi apolidi, gente
che gioca in club di tutto il mondo. É squadra che tenta di recitare il «calcio totale»
come se andasse in scena la prima volta, ma ottiene risultati da circuito di terza
visione. Il modello che propose trova gli attori stanchi, incapaci di mandare a
memoria trame non più confortate dagli stessi stimoli d’un tempo e dagli stessi assi,
come Cruyff, Neeskens, Rensenbrink, li rammentate?
Perciò il terzino Gentile ha potuto arrischiare ieri un giudizio che soltanto quindici
giorni fa sarebbe sembrato almeno temerario: «Ci vengono a dire – ha protestato – che
in Italia giochiamo male e poi scopriamo che i migliori d’Europa giocano anche
peggio». Da quanto s’è visto, mica gli si può ghignare in faccia. Inghilterra e Olanda
a parte, la Cecoslovacchia (campione d’Europa in carica) è parsa parecchio plumbea e
la Spagna (che, come Paese organizzatore, sta già tra i finalisti del Mondiale ’82) ha
l’aria di aver pressappoco tutto da rifare.
L’universo del pallone è in stato di eclissi, almeno parziale. In Italia lo sostiene
Giacomini, in Brasile lo ribadisce Coutinho. Si corre molto, si pensa poco. In difesa si
picchia con tanto cinismo che i presunti «macellai» del vecchio Padova di Nereo
Rocco farebbero oggi la figura di abatini. Gli arbitri avrebbero una grande funzione:
non essendoci più spazio per i tocchi di classe, almeno applicare alla lettera il
regolamento e tutelare come si deve gli uomini-gol, senza lasciarli massacrare.
Ma gli arbitri dimenticano ovunque che la loro prima funzione è di garantire il gioco.
Pur muniti del regolamento,
interpretano nella maniera più permissiva,
consentendo troppi killer e finendo con il favorire proprio chi nega il gioco.
Questi Europei non sono soltanto un caso italiano. La spia rossa si è accesa urbi et
orbi.
lo