1980 Olimpiade di Mosca. Intervista a Nebiolo

1980 Olimpiadi Mosca [Intervista a Nebiolo]

Dall’inviato
MOSCA — Dicono che perde un sacco di soldi perché dedica più tempo all’atletica che ai suoi
affari. Lo dicono di Primo Nebiolo, che non ha nemmeno una briciola del piemontese semifreddo,
così come lo tramanda il sommario schema dei tipi italiani. Estroverso, cordiale, dinamico, da
presidente della federazione Nebiolo ha trasmesso pari pari il suo carattere all’atletica degli ultimi
anni.

È industriale, ha società di costruzioni, specializzate nel rafforzare gli argini del Po: in tutto il
resto, Nebiolo straripa. L’atleta come spettacolo; i campioni come traino; un’allergia totale alle
cento pidocchierie di un dilettantismo che prima risparmia gli appoggi (in garanzie e lire) agli atleti
e poi è pronto a fare il confronto dei loro risultati con l’orda privilegiata dei mimetizzati
professionisti dell’Est e dell’Ovest.

È il successore più serio di Carraro al Coni quando, fra quattro anni, scadrà per legge il suo
mandato. E’ adesso candidato alla presidenza della Iaaf, l’atletica mondiale in mano al vecchio
Paulen.

E’ un dirigente all’americana Nebiolo. Anche l’inglese che parla è largo in bocca come quello
degli yankee e, giorni fa in tribuna al Lenin, ne ha fatto sfoggio all’indirizzo dell’inglese Holder, il
delegato tecnico che gli aveva sbattuto Mennea in ottava corsia nella finale dei 200. In mezzo a quel
mare di impeccabili e imperturbabili, giacche rosse, lo show di Nebiolo è stato uno choc, peggio
che se fosse arrivato da quelle parti Jimmy Carter.

« Me ne frego! — ricorda —. Me ne frego del protocollo, delle convenienze elettorali e di tutte
queste balle. Non era giusto, Mennea al largo in ottava, Leonard pizzicato in prima, e il loro Wells
in settima a tener tutto sotto controllo ».

Dopo 100, Mennea gli era diventato un incubo, con quel 10″56 da arrossire. Nebiolo sapeva
benissimo, e questo è dettaglio inedito, che un mese prima a Torino Mennea aveva fatto10″19,
allenandosi da solo! Non gli rimase che andarlo a trovare al villaggio e dirgli, a guance di
gommapiuma: « Pietro, non ti devi incazzare! Tutta questa rabbia mettila nei 200 ». Il minimo che
potesse augurarsi visto che, più ancora Nebiolo di Carraro, aveva voluto la trasferta a Mosca
soprattutto per Mennea e la Simeoni, per due ori « sicuri ».

— L’oro di Mennea ti ha dato ragione, dico a Nebiolo.
Ha del caviale sul tavolo, la cosa più squisita di Mosca, al confronto del caviale che arriva in
Italia fa pallini di Flobert: « Un Mennea normale — risponde masticando tartine e atletica — non li
vede nessuno. Sai, qui non è come con il calcio, qui hai il cronometro elettrico, qui non bluffi, o hai
i tempi o non li hai. E lui li aveva anche sui 100 ».

— Ora che è passata, che cosa capita a volte a ‘sto Mennea?
« A lui niente, in fondo è un ragazzo semplice. Ma è il contorno il suo problema, dove nasce il

vado o non vado a Mosca, il parlo o non parlo con giornalisti, tutte ‘ste menate ».

— Sara piangeva più di un salice, Pietro quasi andava o in catalessi o in delirio. Dove nasce

questa folle tensione?

« In Italia, l’ambiente, i giornali, noi tutti. O li adoriamo o li distruggiamo. Se fanno record
mondiali, europei, grandi imprese, non campano più. Se la Simeoni perde, è finita; la Ackermann
perde e chi fa una piega da loro? I nostri sono miti viventi: Sara sai com’è, non c’è ragazza più
dolce, più cara, eppure la sera prima del salto sono andato al villaggio e l’ho trovata tesa da matti,
capisci! E’ capitato anche a Ortis ».

— In che senso?
« Ha fatto una grandissima cosa, e ha scoperto di colpo la popolarità, i festeggiamenti. Poi ha
avuto paura, paura di deludere, di non essere più all’altezza di quanto è sembrato essere. E’ un atleta
e un ragazzo formidabile, che aspettiamo, basta lasciarlo tranquillo. Qui non fanno maturare la
gente ».
— Non so se sia questo il problema della Dorio che, forse, allenata come quelle dell’Est, sarebbe già
una Paola Pigni adesso, a 23 anni. Probabilmente ha perso del tempo, sennò andrebbe ancora più
forte…

« Gabriella è una ragazza vera, è anche bella e darà il meglio a Los Angeles: in mezzo a russe e
bulgare che fanno l’iradiddio di preparazione, lei è ancora una che si allena quando vuole e può. Se
cresce in lavoro, sarà grandissima ».

— Tre medaglie d’oro pur in assenza di Scartezzini e di alcuni staffettisti; altri buoni

piazzamenti: nonostante l’ombra del boicottaggio, l’atletica italiana esce bene da Mosca.

« Anche perché qui non ci si rende conto di che cosa è l’Italia! Siamo al quarantesimo posto sul
piano diplomatico, all’ultimo con l’industria, al primo con gli scioperi, con il numero di elezioni e di
governi. Cossiga è presidente di turno in Europa e intanto Giscard e Schtnidt s’incontrano tra loro,
lasciandolo fuori della porta. Se la Libia perde la pazienza, arrivano a Udine in quattro giorni! Ma,
dimmi una cosa, perché mai l’Italia dovrebbe poi essere una grande potenza dello sport? Mi sai dire
come si fa? ».

— Vorrei saperlo da te…
« Impossibile!, con i direttori dei ministeri con la cacca sotto il naso ad ascoltarti per
compiacenza, che non capiscono che noi parlando di sport proponiamo cultura. Non c’è una seria
ricerca scientifica, una struttura universitaria ».

— E inoltre si tratta di atletica leggera, mica di caccia al cinghiale corrente!
« Oh, bene, qui sta un altro punto. Sì, per carità, io a chi vince nel tiro gli regalerei un fucile
d’oro e di diamanti, ma mi sai dire in quanti Paesi al mondo si pratica il tiro al cinghiale o al
piattello?! L’atletica è l’unica disciplina universale, per farla non occorre né una bicicletta né un
pallone. Sono 160 i Paesi che la fanno, non quattro. Sì, il nuoto, bellissimo, però chi fa nuoto in
Africa, chi in Asia? ».

— Invece…
« Invece, con l’atletica, c’è uno sperduto etiope che si allena a piedi, scalzi e viene fuori a fare
leggenda. Ci sono i kenioti degli altipiani, scendono e ti piazzano un tempo che nessuno conosceva.
Non è lo sport per pochi intimi, dove i bravi si conoscono tutti. Guarda la velocità a Mosca,
giamaicani, della Guyana, di Trinidad… l’atletica è ovunque, immensa. Su 38 medaglie dell’atletica,
quando noi italiani prendiamo tre ori sai quanto valgono? Con l’ambiente che abbiamo dietro, con la
scuola senza sport, con la scarsa organizzazione: ma vogliamo scherzare? Bisogna dirle ‘ste cose,
altro che diplomazia. Queste non sono le olimpiadi invernali… ».

— Che vuoi dire?
« Che bisogna tener conto dell’universalità di uno sport, della sua diffusione, prima di dare il
peso giusto ai risultati. Chi fa lo sci al mondo? Quattro Paesi alpini! Chi fa sci in Asia, Africa,
Sudamerica? In tutta l’Urss, che è un continente, non c’è una sola montagna in grado di dare una
discesa libera di prima categoria. I nordici hanno piantato paletti e inventato lo slalom… La corsa, la
marcia, i salti, sono le prime cose dell’uomo, sono l’atletica, in tutti i continenti. Teniamone conto,
per favore. Un Fontanella in finale del 1500 era roba che non succedeva da 44 anni…».

Se non lo fermiamo subito, Primo Nebiolo ci sbatterà tutti sul tartan. E chi gli dà torto? Io no.