1980 Olimpiade di Mosca. Le atlete venete
1980 – Olimpiade di Mosca – Le atlete venete
L’atletica esporta allo stadio Lenin tre donne prima e poi atlete. Tre venete, e non è retorica, che
all’Olimpiade dei musiduri sanno sorridere, avere nostalgia, parlare il dialetto, pensare all’exploit come
si porta una borsa di Vuitton a un pin-nic sull’erba. Un accessorio di lusso su uno sfondo di campagna.
Sara Simeoni di Rivoli, Gabriella Dorio di Gavazzale, Agnese Possamai di Lentiai, tutte venete della
provincia, di estrazione borghese la Simeoni, contadina la Dorio, operaia la Possamai. Diverse molto
tra loro, e però legate dallo stesso destino atletico, carico di sacrificio quanto intatto in cifra umana.
Sara ha sempre rimpianto con rabbia d’essere stata costretta a lasciare Verona per Torino, alla ricerca
di pedane competitive e di aggiornata assistenza tecnica.
Gabriella corre in aste sofisticate con piedi irrobustiti dal cross, in paesaggi di viti e campi di grano.
Agnese ama le trippe con la polenta di farla gialla e non le ha mai tolte dalla sua dieta, perché una dieta
non ce l’ha, mangia come ha sempre mangiato, piacere che le primatiste dell’Est hanno perduto da un
pezzo.
Sono tre volti di uno sport che sa essere spettacolo, non gabbia; promozione, non tramutazione; fatica
non iperbole. Sono donne-manifesto di un modello che si diverte a stare nel mito senza piegarvisi.
Quando Sara volerà sull’asticella o Gabriella e Agnese allungheranno senza respiro sul tartan, sarà
piacevole poter rammentare che, da protagoniste o da sconfitte, saranno sempre la stessa miscela. Il
loro arpionismo senza sofisticazioni: sanno sempre raccontare qualcosa anche hai ragazzini dei giochi
della gioventù.