1980 Olimpiade di Mosca. Mennea ha vinto tutto

1980 Olimpiadi Mosca [Mennea ha vinto tutto]

Dall’inviato
MOSCA – Negli ultimi centimetri, il disperato era Wells, che aveva fatto fuori Mennea anche in
coppa Europa a Torino. Vincitore sui 100, lo scozzese si è scaraventato in avanti tentando di rubare
l’attimo del fotofinish: Mennea, era dritto, composto, sicuro, già stava sollevando le braccia, come
un ciclista che arrivi al traguardo per distacco! Incredibile.

Wells era solito partire senza i blocchi di appoggio, resi obbligatori soltanto da questa olimpiade
allo scopo di cogliere al centesimo di secondo le partenze « anticipate ». Si diceva nei mesi scorsi
che ne avrebbe in qualche modo sofferto. Balle. Con la suola sul blocco, Wells ha preso persino più
spinta di quanta non avesse.

Dopo cinquanta metri, aveva già recuperato su Mennea tutto il decalage e si presentava in
dirittura d’arrivo con un margine che, misurato in metri, un paio, potrebbe sembrare niente, ma in
una gara in cui non si respira dalla partenza all’arrivo è un abisso quasi sempre invalicabile. Ma
Pietro il Grande trova nei suoi muscoli filati la forza di distendersi in una rincorsa incredibile.

Progredisce su Wells e lo affianca a 15 metri dall’oro. In quel momento Wells non ha più nulla
da spendere e si scompone, Leonard regge lo stesso ritmo, il « vecchio » Quarrie non può più
passare. L’accelerazione è di Mennea, l’altra faccia della luna rispetto ai 100.

Wells è attonito, lo guarda come si guarda un resuscitato, Quarrie è già felice del suo bronzo.
S’infilano tutti nei sottopassaggio mentre Mennea non lo ferma più nessuno. Fa intero il giro della
pista, s’inchina al pubblico, lo bacia con la mano, saluta gli italiani e il tricolore sulle gradinate, si
prende lutti gli applausi di uno stadio Lenin intenso, dove centinaia di inglesi clic aspettavano Wells
sono simpatici e calorosi nello scandire il nome dell’uomo di Barletta, chissà se nemmeno sanno
dove sta questo posto.

E’ un momento molto bello, nel quale Primo Nebiolo aveva creduto contro lo scetticismo di
molti. Nebiolo non è soltanto il presidente dell’atletica italiana, è anche uno che di atletica ne
capisce molto. A metà pomeriggio aveva visto le semifinali, con Mennea facile primo e, nell’altra,
Wells quarto: « un grande — aveva arricciato il naso Nebiolo — non arriva quarto in una semifinale
olimpica se tre ore dopo deve vincere. Gli dovevano bastare due colpetti e via. Ho l’impressione
che… ».

L’impressione sacrosanta, di un Mennea tornato al cuore di sé, di un Wells non « fuoriquota ».
Partito attento, secco in curva, come sempre prodigioso sul rettilineo, Mennea si è sbarazzato
persino del… boicottaggio. Fare un 20″19 al quarto turno dei 200 è cifra olimpica che lo mette al
riparo anche dagli assenti, un paio di americani che, probabilmente, lo avrebbero ulteriormente
esaltato.

La moglie di Nebiolo si è girata a cercare il marito, e non l’ha più visto. Era sparito, per non

vedere: « A Los Angeles nell’81 non ci sarò! — ha dello — non voglio morire allo stadio ».

A Milano, Simeoni, Mennea, è la prima volta che l’atletica italiana vince tre medaglie, fra l’altro
con tre atleti, senza cumuli. Ne aveva vinte due nel 1920, alla preistoria, con due vittorie del
marciatore Frigerio.

A dare il senso, il peso, l’emozione di questo dato basta aggiungerne un altro di attualissimo: fino

a questo momento, nell’atletica maschile, l’Italia è appena sotto all’Urss: 3-2 nell’oro.

« Sono velluto a Mosca per l’ideale olimpico e perchè un personaggio come me non poteva
mancare », ha detto Mennea senza falsa modestia alla conferenza stampa, forse la più affollata fino

ad oggi. « Ho dovuto superare un infortunio, programmi di lavoro modificati. Ho saputo tenere
duro, in quest’oro ci sono i 12 anni che credevo di aver buttati via nei 100 ».

— Smetterà?
Alla domanda rituale per uno sprinter di 28 anni suonati, ha risposto Nebiolo gli occhi grandi

come lampioni sulla Piazza Rossa: « No, fino al 1982 continuerà lo spettacolo ».

Pietro Mennea è vecchio perchè ha vinto tutto, non perchè sia finito. Oramai è una stella fissa.