1980 ottobre 31 Quante idiozie per un caso di onestà
Giulio Campanati, presidente degli arbitri italiani, si rammarica: «Qualcuno non ha avuto il
Il Gazzettino – 31 ottobre 1980
Quante idiozie per un caso d’onestà
Agnolin sì Bergamo no
Né la Juve ne Campanati l’hanno ridotto così! L’arbitro Agnolin, qui ripreso in occasione di un
vecchio infortunio, ha sbagliato, fatto pubblica ammenda e ora attende di essere messo per qualche
settimana in quarantena. Solo i qualunquisti o gli ipocriti ci hanno speculato sopra.
buon senso di tacere».
Il buon senso è mancato a Luigi Agnolin, 37 anni, arbitro internazionale che domenica, sull’
1-1 di Juve – Torino, non riuscì a star zitto. A Bettega che lamentava persecutori off-side, Agnolin
non oppose né spallucce né una scrollata di ciuffo. Disse in dialetto di Bassano del Grappa: « Ve
faso un sésto cusì».
Per chiarire che il termine «sésto» non valeva per «cesto», bensì stava a indicare il
prolungamento della schiena, l’arbitro veneto corredò la frase con pollici e indici tesi e concavi, a
tondino.
Fu anche di parola. In effetti, alla Juve fece poi il sedere paonazzo, legittimando un gol del
Torino nonostante pubblico e televisione fossero spettatori di una gomitata di Pulici sul portiere
della Juve, Zoff.
Costui, friulano solerte e professionale, vanta un formidabile record di 248 partite giocate
consecutivamente. Ora rischia di interrompere la serie per squalifica, avendo nello spogliatoio, dopo
la partita, reso questa confessione: « Ho inseguito Agnolin perché gli volevo dare un cazzotto».
Agnolin voleva fare quella faccenda alla Juve, Zoff voleva menare l’arbitro. Essendo
Agnolin un arbitro molto bravo e Zoff un esemplare campione, è facile dedurre che il derby di
domenica era proprio nato isterico, difficile, e non per colpa dell’arbitro. E’ dal 1969 che la Juve
non sta peggio in classifica dopo sei giornate di campionato: oggi come oggi, la sua media di punti
a partita è di 0,83. La Juve in «crisi» doveva vincere il derby; il Torino delle ruvide polemiche si
trovava super-giù nelle medesime condizioni.
Tra i due atteggiamenti di ferro, Agnolin stretto come un coccio di terracotta. Ieri all’Ansa,
l’arbitro non ha tuttavia accampato scuse : « Non è giusto – ha dichiarato – sottolineare, come
hanno fatto alcuni giornali, che i giocatori della Juve mi avevano tirato per i capelli. Io devo
rispondere per quello che faccio, indipendentemente dal comportamento degli altri».
«reato», tra un giocatore e un arbitro.
fatto».
Domenica scorsa Luigi Agnolin non era in forma. Ha scritto Gian Maria Gazzaniga: « era
disattento e gigione». Ha osservato Gianni Brera: «ha usato un’espressione che non si addice ai
collegiali e nemmeno ad un arbitro bennato». Molto bennato, fra l’altro, suo padre, Guido,
internazionale come lui, diresse 155 partite in serie A.
Soltanto Manlio Scopigno non ci fece caso: : « Vogliamo fare un caso bellico – si chiese –
per alcune parole sfuggite a un arbitro? ». Ma uno Scopigno non fa primavera, anche perché è un
Mister Anti per partito preso. La «Gazzetta» lo ha equiparato a un « Rissoso e irascibile soffiatore
di fischietto».
Chiediamo ad Agnolin: quale pena si aspetta dall’organizzazione arbitrale?
E lui: « E’ giusto che la pena sia rapportata in eccesso e non in difetto a quello che ho
Parole sante, di uno che ha capito come ci sia differenza tra una «provocazione» e un
Il caso-Agnolin è un caso di onestà. Ha detto la verità Bettega nel denunciare. L’ha
C’è stato chi, il «Corriere della Sera», ha chiesto ad Agnolin «il coraggio delle dimissioni».
Coraggio che nessuno dimostrò al «Corriere» quando un suo redattore sportivo fu scoperto mezzo
moralista e mezzo scommettitore dello scandalo-scommesse! Né lui si dimise né chi avallò. Al
«Corriere» le dimissioni le chiedono non le danno.
confermata Agnolin, immediatamente alla propria organizzazione, 48 ore dopo al pubblico.
Il calcio è pieno di bugiardi. L’arbitro Bergamo mentì sulla nebbia e disse la verità soltanto
in Pretura. Lo Bello divenne un eroe per aver ammesso in Tv, dopo il riscontro della moviola «si ho
sbagliato».
Personalmente, continuo sempre a preferirgli Alberto Michelotti, ma Luigi Agnolin esce da
uomo anche da un raptus fazioso e greve. Persino nel «fare un sedere così» alla Juve è parso meno
isterico di qualche ipocrita e infallibile censore.