1981 Febbraio 6 Ezio Vendrame
1981 Febbraio 6 – EZIO VENDRAME
Tratta la palla come la chitarra, i piedi sono morbidi quanto le dita delle mani. Anche un brasiliano
quale Cinesinho ne era ammirato.
Ezio Vendrame è l’esempio più lampante di come la tecnica non basti a fare il campione. La tecnica è
soltanto una frazione della classe, quest’ultima essendo virtù complessa, fatta id molte voci,
temperamento compreso.
Temperamento di professionista Vendrame non l’ha avuto mai. Gli davano noia la segregazione dei
ritiri, l’ordine degli allenamenti, le rigidità tattiche. il piegarsi al collettivo, la rinuncia la divertimento
fine a se stesso.
Quando, per qualche settimana o mese, riuscì a fare violenza all’eccentrico carattere, fu capace a
Vicenza o Padova o Pordenone o altrove di pomeriggi non dimenticati nemmeno dai suoi più accaniti
detrattori.
Non è mai stato un calciatore da sindacato calciatori. Non ha mai rinunciato nemmeno a un pelo della
sua barba cubana in omaggio al perbenismo del football, teneva più alle catenine hippy che al
contratto in carta bollata, i suoi contratti più stimolanti erano quelli a gettone, cioè i più precari e
episodici, capaci di fargli giocare la partita come se fosse sempre la prima e l’ultima della sua
carriera.
Vendrame qualche volta ha divertito il pubblico per cristallina bravura. Qualche volta ha divertito se
stesso sfidando le regole. Mai si è pienamente realizzato perché un autentico bohemien deve scegliersi
uno sport individuale, non uno sport di squadra.
Facendosi squalificare ora a vita per aver strappato di mano il cartellino rosso dell’arbitro, è come se
Ezio Vendrame avesse voluto espellersi dal football da solo, definitivamente, con uno dei suoi
“numeri”. In ciò è stato di una coerenza piena e finale con se stesso, riuscendo, anche se
involontariamente, profetico: in Inghilterra è già stato proposto infatti di abolire cartellini gialli e
rossi, ritenuti simboli di un potere arrogante non più appropriato né agli arbitri né ai professionisti.
Come spesso accade, tocca agli anticonformisti precedere il futuro. Le loro sfide, intollerabili oggi,
fiutano misteriosamente nuove mode.
Giorgio Lago