1981 Marzo 7 Mennea sarà sempre un esempio
1981 Marzo 7 –
Quando un grande atleta se ne va in pensione, il primo sentimento è di malinconia. Una stella che si fa
fioca e si spegne, tramutando d’improvviso gli esploit in ricordi.
Ma l’abbandono di Pietropaolo Mennea si libera prestissimo del pathos, perché c’è energia, impulso,
tensione in esso. Nulla di Mennea è mai stato liscio e in souplesse, i suoi gesti di atleta-uomo avendo
sempre portato addosso una patina di accanimento, una maschera di sforzo, un’intenzione di battere
gli altri soltanto perché. prima, si è riusciti a superare le dighe interiori.
Mennea ha lasciato a ciglio asciutto, la sua non è stata una resa, ma un ragionamento sulla fatica, un
conteggio sulle possibilità di resistere insieme al passare degli anni, all’accumularsi degli scatti, alle
tentazioni dell’appagamento.
A volte, per non avere abbastanza ragioni di vincere, ci si sopprime. Mennea non ha più trovato le
ragioni di soffrire e ha ucciso in sé l’atleta. Che l’abbia comunicato alla svelta, non significa che
l’abbia deciso alla leggera. Questo stop imposto a cuore e muscoli deve essergli costato un ultimo,
enorme dispendio calorico, pari alla corsa sbranata a falcate della finale olimpica a Mosca.
Un atleta che si ferma così è un orologio rotto che finisce con il testimoniare l’ora esatta di un delitto
senza colpa, innocente.
L’atletica di tutto il mondo perde la più straordinaria incarnazione della velocità che dura negli anni e
che si mantiene intatta nonostante un ambiente cresciuto nel tifo invece che nello sport.
L’atletica italiana fa uscire di pista una prova in carne ed ossa. Pietropaolo Mennea è stato la prova
più coerente che nulla dello sport arriva gratis. E’ stato la prova che il sacrificio accumulato giorno
per giorno come un urlo soffocato paga sempre regalando all’atleta tutto quanto il talento naturale gli
ha negato.
Senza avere fatto mai nulla per rendersi popolare e unanimemente simpatico, Mennea si separa dalla
tartan lasciando di piede un’impronta chiara quanto un messaggio scritto con lo spray. I muscoli tirati
del suo volto che la vita va conquistata dentro.
Giorgio Lago