1982 dicembre 13 Tra Padova e Mestre durissimo 0-0

1982 dicembre 13- Tra Padova e Mestre durissimo 0-0
I biancoscudati attaccano e Groppi salva sulla linea – Gli arancioni affondano
spesso pericolosamente il contropiede

Padova – Mestre
0 – 0

PADOVA: Malani, Favaro, Donati, Da Re Emilio, Manzin, Fellet (16′ Fanesi),
Conforto (75′ Ravot), De Poli, Bozzi, Cerilli, Pezzato. 12. Renzi, 14. Albi, 15.
Meneghetti. All. Giorgi.
MESTRE: Cappellesso, Francisca, Tonetto, Manetti, Trevisanello (29′ Bovo),
Groppi, Da Re Paolo, Lenarduzzi, Garaffa (75′ Cavaglià), Solfrini, Tappi. 12.
Riccetelli, 13 Ardit, 16. Di Lucia. All. Rumignani.
ARBITRO: Vecchiatini di Bologna.
NOTE: cielo nuvoloso; freddo; terreno in discrete condizioni. Gioco sospeso per
quattro minuti per un incidente occorso a Trevisanello, scontratosi con il
compagno Groppi e trasportato fuori campo in barella al 29′. Al 16′ era uscito
Fellet per il riacutizzarsi di uno stiramento. Ammoniti De Poli per comportamento
non regolamentare. Favaro per proteste, Da Re P., Manzin, Solfrini per gioco
falloso. Espulso all’87’ Ravot per aver colpito con una gomitata Lenarduzzi in
azione di gioco. Angoli 8-3 (3-3) in favore del Padova. Spettatori 14.949 per un
incasso di 106.908.900 lire compresa la quota abbonati.

Dall’inviato
PADOVA – I veri derby sono così! Mai spenti, più forsennati che belli, sempre
giocati sul filo del rasoio, a metà strada fra la lealtà e la tentazione, tra le
randellata e il regolamento. É stato 0-0 ma poteva tranquillamente essere 1-1 o 2-2
visto che sia il Padova che il Mestre hanno prodotto esemplari palle-gol.
É stato un derby abbastanza curioso dal momento che, in termini di pericolosità, il
bilancio è stato davvero pari tra il forcing del Padova e il contropiede del Mestre.
Tatticamente parlando, il Mestre ha invece giocato con maggiore chiarezza
mentre, tirate le somme del controllo del campo, non c’è dubbio che il Padova ha
tenuto più a lungo in mano la gestione della partita.
Tutto ciò non è per nulla contraddittorio. Il Padova ha fatto costante pressione; il
Mestre gli ha volontariamente concesso il territorio. Giocando di rinculo, il Mestre
ha costruito con trame rapidissime almeno quattro occasioni per passare e ha
fallito il vantaggio soltanto perché o Tappi o Garaffa non hanno «visto» la porta
con tutta la precisione o la prontezza possibile.
D’altra parte appartiene al Padova il momento più intenso in area di rigore,
quando Groppi ha evitato sulla linea di porta il sinistro-gol di Cerilli. Era il 46’ e il
libero del Mestre è stato bravissimo nel riversarsi di natiche all’indietro
esplodendo le gambe in avanti a batter via: non pareva davvero che Groppi si
portasse nelle ossa 34 anni d’età.
É stato un tipo di derby e, probabilmente, poteva risultare parecchio diverso non
fosse che il Padova immaginato da Giorgi è durato soltanto un quarto d’ora.
Quando Fellet ha palpato la coscia destra scrollando il capo verso la panchina, il
Padova non è stato più lo stesso di prima, anzi.
Con Fellet dietro, il Padova aveva sistemato Manzin appena fuori area. Costui,
trentenne di plurime esperienze, teneva la posizione di un Furino, pronto a filtrare
e a rilanciare. In più, mostrava di sapersi infilare nei corridoi centrali, pronto al

colpo in canna, un destro mica male anche dai 20-25 metri. L’impianto sembrava
razionale, con Favaro e Donati a fare i terzini su Garaffa e Tappi.
L’infortunio di Fellet ha stravolto tutto. Il Manzin propulsore è ripiegato a libero
e, fatto entrare Fanesi, il Padova si è ritrovato con un terzino in più proprio in una
partita che il Mestre aveva impostato su duelli ravvicinati d’altro tipo:
centrocampo massiccio, punte arretrate, trama fitta.
Impossibile dire che cosa avrebbe combinato il Padova di Fellet ma con certezza
si può affermare che la squadra si è vista obbligata a un telaio innaturale, con
Favaro quasi impotente terzino d’attacco. Il dopo-Fellet ha mostrato molta
difficoltà a organizzare gioco a metà-campo: lì con Manzin c’era stata geometria;
senza di lui restava soltanto la veemenza.
Al resto ha provveduto il Mestre, in notevole progresso rispetto al derby di
Treviso, dove aveva lasciato più spazi in difesa e dove il contropiede non si era
rivelato altrettanto incisivo. A Padova il Mestre ha dato lezione di compattezza e
di coesione difensiva riuscendo, qui sta il merito, a liberare più volte a rete le sue
punte: rapide come Tappi o palleggiate come Garaffa.
In più l’impostazione di Rumignani, cultore di marcature. Se il Padova ha
annaspato schemi, ciò è dipeso dall’ossessivo controllo disposto dal Mestre su
Cerilli e De Poli, mai in grado di godere di dosi anche passabili di libertà. Chiuso
attorno a un eccezionale Groppi ma fisicamente in grado di aprirsi di colpo alla
risposta, il Mestre ha così potuto assorbire anche un grave incidente a
Trevisanello, dopo una mezz’oretta di partita.
A metà campo, su un pallone aereo e innocuo, Trevisanello e Groppi si sono
schiantati l’uno contro l’altro, testa contro testa, con un’eco sinistra che mi ha fatto
rabbrividire in tribuna. Denti e mandibola di Trevisanello sono saltati tra fiotti di
sangue, eppure è forse andata persino bene tanto era stato violento il colpo.
Groppi ha resistito e il Mestre ha mandato in campo Bovo ricuperando assetto, come
se nulla fosse tatticamente cambiato. Il derby aveva sofferto un momento di paura,
simbolo estremo di una partita non elegante né tecnica ma non brutta. Anzi tesa,
travolgente, con quasi tutti i giocatori presenti all’appello. Sono mancati i gol ma in

queste condizioni di tensione e di iatture non è reato.