1982 dicembre 20 Dono alla Roma: tutti pareggi. Il Verona perde un’occasione. Contro l’Udinese rigore beffa. Inter-Juve1: scandalo a S. Siro
1982 dicembre 20 – Dono alla Roma: tutti pareggi / Il Verona perde un’occasione
/ Contro l’Udinese rigore beffa / Inter-Juve: scandalo a S. Siro
Dall’inviato
MILANO – Povero San Siro, come ti hanno ridotto! Hai avuto la fortuna di un sole di
primavera: hai riempito di gente anche le latrine; con 649 milioni d’incasso hai fatto il
record italiano di tutti i tempi in campionato, ma gli addetti alla produzione di gioco
hanno realizzato per almeno un’ora calcio da periferia, arbitro compreso. Si sono
contate almeno quaranta punizioni. Bordon, all’anagrafe portiere dell’Inter, non ha
letteralmente vista mai la palla. Un brillante reduce dal Mundial quale Altobelli, ce
l’ha messa proprio tutta per mangiarsi due buone palle-gol, di sinistro e di testa,
precisamente al 78’ e all’85’. I migliori della Juve sono stati lo stopper Brio, che un
paio d’anni fa era dato per brocco, e Bettega, trentaduenne pronto per il mercato
americano, bianco in testa come un alberello di Natale.
La Juve di San Siro non merita lo scudetto 1983, nemmeno il secondo posto. I suoi
due stranieri, glorie di Francia e di Polonia, sono stati i peggiori in campo, una
barzelletta. Monsieur Platini sembrava la marca di un’acqua di Colonia o di un
foularino di Yves Saint Laurent. Quanto a Boniek, capisco ora perché i suoi compagni
lo chiamino «Ligabue», riferendosi al pittore naïf dagli occhi spiritati, ha spedito certi
lanci sulla bandierina del corner da far piangere anche la Vergine di Czestochowa.
Il bello è che sui giornali si fanno le inchieste per spiegare il perché dei pochi gol di
Paolo Rossi in campionato! Sfido io, se le mezzali sono questo fantasma di Platini, la
grandeur che non si sporca nella lotta dei comuni mortali, e Boniek è questo
incomprensibile extraterrestre «E.T.» vagante per i cavoli suoi, come può un
centravanti di geometria e di buon senso tipo Rossi andare spesso a rete?
Il nostro interrogativo lo si leggeva negli occhi proprio a Rossi, ancora fermo in
tribuna per quella impunita carognata dei romeni a Firenze. Con questa Juve in
campo, molto meglio per lui pensare a Simonetta che proprio a Natale dovrebbe
renderlo padre.
Di solito si dice che le partitissime finiscono brutte e in 0-0 per colpa della tensione;
troppo importanti per giocare bene, è il luogo comune. In tal caso non funziona: è
andata com’è andata perché la Juve deve aver fatto inorridire persino Gianni Agnelli
in tribuna e perché l’Inter, nonostante la pressione di 3-4 palle-gol, ha giocato con
poca ispirazione, fatta eccezione per Hansi Müller.
Sono sicuro che, fosse dipeso da Sandro Mazzola, l’Inter sarebbe andata in campo
tanto con Müller che con Beccalossi, tenendo sotto pressione, a colpi di biliardo, una
Juve che stava chiusissima dietro e che davanti non aveva un solo attaccante vero e
tantomeno veloce!
Le due punte di Boniperti erano infatti Marocchino, che parte dall’altezza delle
panchine, e il semovente Bottega, cui Collovati rendeva durissimi anche i gesti
acrobatici e verticali, specialità del bianconero.
L’Inter ha invece optato per una formazione massiccia, con un terzino (Baresi) in più,
cosicché ha fatto un grazioso cadeau tattico alla Juve. L’Inter ha rischiato di vincere,
la Juve di perdere. In questo senso lo 0-0 è un buon punto per Trapattoni, ma anche a
essere generosi non si vede null’altro di confortante per Madama.
Se di scudetto vogliamo dissertare, una conclusione la si può trarre dopo l’ultima
partita del 1982: anche se non ha vinto ad Avellino, la Roma di Falcao vive davvero il
suo anno buono; anche se ha mollato con il Cesena un punto in casa, il Verona di
Dirceu deve prendere sul serio la classifica; anche se è capricciosa come una diva
degli anni Trenta, l’Inter di Müller può starci nel gioco delle tavolette tricolori.
Tutto è possibile perché questa Juve che doveva ingoiare il campionato come un
moscerino è un troncone di nazionale che comincia ad averne piene le scatole dei suoi
assi europei, il Boniek voluto da Boniperti e il Platini regalato da Agnelli. Alla luce
degli ultimi mesi, il tempo dà ragione da vendere a Rossi, Tardelli e Gentile che la
scorsa estate pretendevano ingaggi non da schiavetti, beninteso se confrontati a quelli
in valuta pregiata di lorsignori importati.
Carissimi lettori, il campionato è mediocremente più vivo che mai, e l’incertezza è il
nostro elisir: la curiosità del domani ci lascia giovani. Buon Natale.
DIDASCALIA FOTO: Un ruvido ma corretto contatto in corsa tra Marco Tardelli,
campione del mondo, e Hansi Müller, vice-campione. L’espressione ed il gesto
atletico sono significativi della durezza di Inter-Juventus, una partita per la quale sono
stati battuti tutti i record d’incasso ma che ha scontentato tutti coloro che si
aspettavano di assistere a un match di livello mondiale degno dei protagonisti in
campo.