1982 dicembre 5 Italia né rigore né gol ma solo botte
1982 dicembre 5 – Italia, né rigore né gol ma solo botte
COPPA EUROPA. La Romania, con una difesa dura oltre il lecito, ci impone il pari
grazie anche all’arbitro
Italia – Romania
0-0
ITALIA: Zoff, Oriali, Gentile, Marini, Collovati, Baresi, Conti, Tardelli, Rossi (dal
46′ Causio), Antognoni, Graziani (dal 19′ Altobelli). 12. Bordon, 13. Bergomi, 14.
Vierchowod. All.: Bearzot.
ROMANIA: Lung, Rednic, Stefanescu, Ungureano, Ticleanu, Jorgulescu, Gabor (dal
58′ Andone), Klein, Camataru (dall’85’ Augustin), Boloni, Balaci. 20. Moraru, 14.
Monteanu, 16. Geolgau. All.: Lucescu.
ARBITRO: Konrath (Francia).
NOTE: Angoli 9-1 per l’Itala. Espulso al 55’ per fallo su Conti Ticleanu; ammoniti
per gioco scorretto Jorgulescu, Boloni, Gentile e Balaci. Giornata di sole con leggero
vento dalla collina di Fiesole; terreno in buone condizioni. Spettatori 60 mila,
nonostante la diretta in tv con moltissime bandiere tricolori sugli spalti. In tribuna il
ministro della difesa Lello Lagorio; il viceministro dello sport romeno, Stan Nicolae;
il presidente dell’UEFA Franchi, l’on. Andreotti e altri parlamentari dei vari partiti,
presidenti e dirigenti delle società di calcio. La Romania è scesa in campo in maglia
gialla. Gli inni nazionali sono stati suonati dalla banda dell’Arma dei Carabinieri.
Prima del calcio d’inizio è stato osservato un minuto di raccoglimento in memoria di
Gioanin Ferrari.
Dall’inviato
FIRENZE – I campioni del mondo non riescono più a vincere una partita! Svizzera,
Cecoslovacchia, Romania, una persa, due pareggiate, tutte in casa. La classifica del
campionato d’Europa si fa pesante per noi, obbligando Bearzot a recuperare qualche
punto in trasferta. In caso contrario, assisteremo uno sconcertante paradosso: i primi
al mondo non ce la fanno a piazzarsi tra le prime otto nazionali europee. É la vita.
Non immaginavo una partita cattiva: mi sono sbagliato. É stata parecchio dura,
nonostante il terreno accettabile e un sole di colpo smagliante all’orizzonte dello
stadio. A caricare i contatti hanno provveduto per primi i romeni, con immediata
replica da parte nostra. Alla fine, perfino due amici come Bearzot e Lucescu sono
usciti dal campo senza cercarsi per una stretta di mano.
L’arbitro francese ha fischiato tutto, anche troppo, ma al 55’ non ce l’ha più fatta e ha
cacciato Ticleanu in aereo zompo su Conti. Non era un gesto particolarmente grave,
senonché si prestava benissimo a dare una lezione, esemplare per tutti. Infatti, da
allora la partita è girata vigorosamente onesta, con meno trappole.
L’Italia ha giocato l’ultima abbondante mezz’ora con un uomo in più, ma è come se
fossero stati dieci contro dieci. La caviglia di Gentile era infatti distorta, sicché il
terzino si spostava dietro a tutti, nel ruolo di battitore libero, consentendo una variante
anche tatticamente ragionevole: cioè Baresi spinto a mediano laterale destro, nel
tentativo di migliorare i rifornimenti in piena area romena.
Una volta, si usava spostare i giocatori infortunati all’ala destra e perciò vi chiederete
come mai Gentile sia stato sbattuto in mezzo alla difesa, in uno dei ruoli nevralgici. Il
fatto è che lì di nevralgico non c’è mai stato assolutamente nulla per l’intera partita. In
attacco, la Romania non è mai esistita; di rado, in campo internazionale, si riscontra
tanta pochezza imparentata alla rinuncia. Una cifra per chiarire: Dino Zoff non ha mai
avuto il piacere di vedere un romeno in faccia! In novanta minuti, il portiere ha
ricevuto un solo tiro, centrale, sparato da quaranta metri.
«Questo non è calcio», ha osservato il tecnico cecoslovacco dislocato in tribuna, e
l’Italia ne è uscita vittima, suo malgrado preda di una serie di fatalità, di lacune, di
incidenti, di errori. Incomprensibile, tra questi ultimi, la gravissima omissione
dell’arbitro, che al 46’, in pieno recupero del primo tempo, o non ha visto o non ha
capito un rigore da manuale commesso da Iorgulescu su Rossi quasi sul dischetto del
penalty.
Lo stopper ha cinturato Rossi, lo ha trattenuto e atterrato con una presa violenta che
era pressoché impossibile non inquadrare. Misteri arbitrali. Un gol in quel momento
avrebbe cambiato una partita nata malissimo e impotentemente conclusasi.
A parte le assenze preventive di Scirea e Cabrini, dopo un quarto d’ora Graziani si
torceva (ricordate Madrid?) il braccio sinistro al gomito. Non basta: nel rientrare in
campo dopo l’intervallo, Rossi soffriva una contrattura muscolare. É così accaduto
che l’Italia, già in campo con una difesa inedita, si ritrovasse di colpo anche con un
attacco assolutamente insolito, Altobelli-Causio.
Non voglio sostenere che lo 0 a 0 sia dipeso da questa nervatura tutta strana. Piuttosto,
mi è parso il segno di una partita tormentosissima, scorbutica, che l’Italia non è
riuscita a rendere ragionevole. Un match riottoso e selvatico, tenuto costantemente
dentro il nostro recinto e tuttavia mai domato, anche perché il football è spesso
astruso cruciverba.
Al Mundial, su quattro palle-gol, l’Italia era capace di metterne dentro anche tre; ieri
il pallone non è finito in rete nemmeno quando Tardelli (al 65’) ha visto la porta più
ospitale delle braccia di una donna innamorata e nemmeno quando Conti (incredibile
all’89’) ha avuto l’1 a 0 a disposizione da sei metri, con la porta completamente
sguarnita per l’uscita del portiere romeno su Oriali. Dico sguarnita in senso letterale,
limpidamente vuota: Conti si è avventato toccando stortissimo, quasi con il tacco, ed
ha messo sul fondo. Il successivo corner decretato dall’arbitro è stato un inutile
omaggio.
Voglio dire che, nonostante un primo tempo opaco, l’Italia ha posseduto il controllo
dell’intera partita e, nella ripresa, le ha tentate proprio tutte. Inutilmente, prima di
tutto perché i romeni hanno realizzato in pieno la loro tipica ragnatela, stavolta in
chiave strettamente passiva e intimidatoria, poggiata sul tradizionale controllo di
palla, sul passaggio corto o in retrobottega, con marcature pressanti anche a
centrocampo dove perfino un’Italia con tre mediani (Oriali, Marini e Tardelli) ha
stentato a imporre qualche corridoio.
E poi la forsennata spinta dell’Italia non ha avuto esito a rete anche perché è mancato
il risolutore dai 17-30 metri, il destro di Antognoni o Tardelli, il sinistro di Conti o di
Oriali. Troppo spesso l’ultimo triangolo è stato tentato in proibitive condizioni di
spazio, con un Tardelli molto giù, con un Antognoni troppo marginale, con un
Altobelli tardivo nella stoccata e con un Causio travolto nella mischia.
Nemmeno giocando cent’anni l’Italia avrebbe potuto perdere questa partita, ma ahimè
non l’ha vinta. Strano ma vero, pur senza ritrovarla Mundial, la sento ancora viva,
tenace, dignitosa. É preoccupata e inquieta, non fallimentare. Aspettiamola.
LE PAGELLE di Lago
ZOFF n.c.: sta ancora aspettando i romeni. Una parata in ginocchio. Non ha giocato.
ORIALI 6,5: si prende al guinzaglio Balaci, il loro pezzo buono, mobilissimo,
lealmente spigoloso. In fase offensiva, Oriali non gli concede nemmeno il due di
briscola.
troppo
nell’appoggiare il gioco sui corridoi laterali. Quando nel secondo tempo aggredisce
invece qualche
terzino-mediano
timidezza di
incontra
Il
con più convinzione, almeno due volte serve l’assist-partita, purtroppo sprecato da
altri.
GENTILE 7: il ventenne Gabor era annunciato come un teddy boy del gol, tipo
insidioso, abbastanza svelto, simulatore anche. Il trattamento di Gentile è subito
assiduo, tale da non concedergli nemmeno mezzo metro. Verissimo che Gentile tira a
Gabor anche un brutto e inutile calcio giustamente ratificato dall’ammonizione; vero
però che lo stesso Gentile è riuscito a far ammonire un romeno per fallo a sua volta
sofferto; vero infine che Gentile ha giocato mezz’ora scalcagnato.
MARINI 6: nel secondo tempo non c’è stata partita, la Romania non passava
letteralmente la metà campo. Anche se contuso, Marini ha fatto con bravura parapetto.
COLLOVATI 6,5: da stopper nudo e crudo, è quasi perfetto, nemmeno di testa l’ha
mai fatta toccare allo stangone di centravanti. Nella ripresa si sgancia e prova a
concludere senza il minimo successo.
BARESI 6: esordio niente male, pur mostrando o qualche timidezza nell’offendere
(secondo tempo) o qualche gigioneria (nel primo tempo).
CONTI 6: gira al largo, gioca molto, combatte. Non trova lo spiraglio per la sventola
lunga, unica arma seria contro difese con il tappo. Ha sulla coscienza un gol già fatto.
TARDELLI 5: ruolo asfissiato il suo, così al centro della bagarre. Ma Tardelli è
spesso in ritardo, mai perentorio come lui sa essere. In zona-gol spara sul portiere un
tiro da dirigere meglio e manca almeno due volte all’appuntamento, lasciando
scivolare via palloni importanti.
ROSSI 6: un tempo molto chiuso in mezzo. Si arrabbia con tutti perché vede la
squadra poco pronta ad accorciare in avanti. Non gli danno un rigore colossale e si
rompe: nel secondo tempo, quando Rossi sarebbe servito il doppio negli spazi stretti,
c’era il solo Altobelli, che in riflessi ne vale la metà.
ANTOGNONI 6: mezz’oretta appena discreta. Poi un buon quarto d’ora con un
destrissimo fuori di poco. Alla lunga si sposta a servire di lato cross abbastanza
platonici.
GRAZIANI n.c.: è da benedire, povero Ciccio.
ALTOBELLI 5: stritolato in mezzo, mostra atavica difficoltà a inventare cose agili e
anticipate. Di testa ci arriva anche, senza però creare urto vero.
CAUSIO 6: mi fa gridare al gol con una gran sventagliata destra purtroppo alta.
Inventa qualche tocco da applausi; tuttavia, in quella giungla di piedi, anche a lui
manca il lampo da stecchire i romeni.
ARBITRO 3: ha negato un rigore evidentissimo, quello per il fallo su Rossi. Ma
soprattutto ha accettato il gioco violento e ostruzionistico dei romeni, dando
l’impressione di voler mantenere un atteggiamento astioso nei confronti degli italiani.