1982 febbraio 24 Platini ghigliottina un’Italia senza testa

1982 febbraio 24 – Platini ghigliottina un’Italia senza testa
NAZIONALE. Netta vittoria della Francia con una gran prova del suo regista. Azzurri
senza fuoriclasse a centrocampo

Francia – Italia 2-0
MARCATORI: 19′ Platini, 83′ Bravo.
FRANCIA: Baratelli, Amores, Janvion, (46’ Battiston), Lopez, Tresor, Tigana, Soler,
Giresse, Lacombe (64’ Rocheteau), Platini, Six (76’ Bravo); 13. Genghini, 14.
Largos, 16. Castaneda, 18. Zimako.
ITALIA: Zoff (46’ Bordon), Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti,
Tardelli, Pruzzo, Dossena, Graziani; 13. Marangon, 14. Vierchowod, 15. Marini, 16.
Selvaggi.
ARBITRO: Eschweiler (Germania Occidentale).
NOTE: spettatori 50mila. Angoli 10-6 per l’Italia; ammonito Collovati per falli.

Dall’inviato
PARIGI – Monsieur Platini si è presentato dopo una ventina di minuti scarsi. Zoff lo
temeva per le punizioni, roba oramai da museo al Louvre, e lui ha evitato il troppo
consueto. L’1-0 della Francia l’ha messo dentro con un destro radente, diagonale, da
destra a sinistra, suppergiù dai diciotto metri.
A servirlo era stato uno stinco vagante sull’affondo dell’elegantissimo mulatto
Tigana, ma Platini è riuscito a cavarne fuori un bijou. Stop, mossettina sul tronco che
narcotizza Tardelli, alzata di palpebre verso l’angolo lungo di Zoff e tiro non potente
ma sciolinato e preciso. Un gol senza veemenza, di pur esprit calcistico.
L’1-0 ha ingentilito una partita giocata fino a quel momento parecchio in equilibrio.
La Francia più armonica e molto all’antica nella disposizione con le sue due alette
veloci e un centravanti di percussione.
Al centro, il perno-Platini, cui Tardelli poteva opporsi con qualche saltuario risultato
soltanto a ridosso dell’area di Zoff. A metà campo no, lì in mezzo Platini non
conosceva marcature. Lui si smarca tanto facilmente che a tratti sembra dissolversi,
sparire. Ottenuta palla, la smista senza leziosi ricami, ricordando trame alla Falcao.
Trotterella sornione e, in possesso com’è di moto accelerato, affonda di colpo lo
schema della Francia.
La Francia è più Platini che Francia. E l’Italia? L’Italia regge qualche colpo tirato
beninteso en amitié e non offre le terga, così piacendo a Bearzot che preferisce
(almeno così giura il Ct) una sconfitta in spazi giocati alla pari che cavarsela a
rinculare di brutto.
L’Italia ha il piccolo difetto di organizzare gioco alla pari senza avere né un vero
centrocampo né un asso. Non ha Platini e questo non fa dolo. Ma non ha centrocampo
e questo fa colpa. Oltre tutto in condizioni di forma modeste, Tardelli si ossessiona su
Platini, particolarmente dopo il gol, e offre scarsissimi contributi. Oriali sta molto a
cuccia, provando a coprire qualche slancio laterale di Cabrini. L’Italia gioca con il
doppio centravanti Pruzzo-Graziani e nessuno dei due torna a prendersela, come
Bearzot ama chiedere di solito a… Bettega e Paolo Rossi.
Cosicché in mezzo finisce con il ritrovarsi, troppo onore, il solo Dossena. Per una
ventina di minuti, il regista ha posizione, questo sì, non fosse che al momento di
servire il passaggio, conserva pochissime alternative e non sempre avendole, trova la
misura. Quando Conti opportunamente decide di tornare a dargli una mano, la finta
ala della Roma arrischia piroette un po’ troppo ardite.

Paradossalmente, l’Italia pretende gioco senza poterlo realizzare. Non a caso, se sfiora
il gol un minuto prima del vantaggio francese, ci riesce da ferma, con Tardelli aperto
alla battuta dal tocco di Gentile. Di passabile, nel primo tempo, c’è la prontezza
difensiva di gente come Collovati, Cabrini e Scirea, capaci di limitare i danni su
rapide infiltrazioni centrali (vedi Soler al 44’, parato da Cabrini in spaccata-corner).
Platini ha avuto a disposizione anche il 2-0, ma forse l’ha avuto troppo a ridosso
dell’1-0, appena 4 minuti dopo. Forse pagando qualcosa alla tentazione della
personalissima grandeur, ha optato per un difficile pallonetto quando gli sarebbe
forse riuscita più agevole la battuta a rete. E ha sbagliato.
Ma che bravo Platini, il suo contratto con il Saint-Étienne scade fra tre mesi, giusto in
tempo per sbarcare in Italia dopo il mundial.
All’inizio del secondo tempo, succede questo. Sembra che Bearzot abbia cambiato
marcatura, Oriali sull’unico vero campione che emerga e si esibisca. Impressione
purtroppo errata. Rimane tutto come prima, con un Tardelli piegato in due, estenuato,
incapace di reggere non dico le accelerazioni, ma perfino le deambulazione del
francese.
Il quale, attenzione, si ripresenta ben presto (al 53’) con un destro folgorante, di pieno
collo, stavolta centralmente, giusto sul limite dell’area. Stampo fremente in piena
traversa! (Bordon ha toccato con la punta delle dita?). A Bordon (che ha sostituito
Zoff, come previsto fin da ieri) gli piglia quasi un colpo. Quanto alla Francia, ha
mandato dentro un altro (oriundo) veneto: Battiston, terzinone rude, giusto il tipo per
Graziani.
Passa anche l’ora di partita e ci si stupisce assai che l’Italia sia sotto di una sola rete.
Palle-gol alla mano, non c’è partita. L’Italia rumina in affanno; i francesi
aggrediscono disinvolti, hanno perfino l’aria dei precisini: allons enfants, ma con
stile, senza goffaggine.
É sta stessa Italietta del 1981, che prende i gol e ne costruisce di rado, uno solo
perfino in casa contro il Lussemburgo. É l’Italia delle interviste. Alla vigilia, sono in
tanti a dover consumare ambizioni e vendette. Graziani che vuol tornare al gol,
Pruzzo che vorrebbe almeno segnare per sarcasmo, visto che titolare non sarà mai,
Dossena che vuol ribadirsi unico regista. E tutti a dimostrare insieme che il telaio è
immutabilmente questo, cui non servono le mattane di un Beccalossi.
Poi vai a vedere e ritrovi aria fritta. Mausolei lentissimi in attacco, assurdi tattici come
un Bruno Conti che chissà perché, funzionando si solito sui corridoi laterali,
s’accanisce a Parigi a fare in pratica la mezz’ala centrale, pensa te.
Così non c’è mai stata partita. Più agile che possente, la Francia ha dominato,
giocando di più e meglio. Collovati ha salvato in qualche modo su Lacombe, Cabrini
su Platini, ma alla lunga non c’è stato nulla da fare. Ed è arrivato il 2 a 0, con il
giovane, ventoso, biondo Bravo a infilare Cabrini, eludere il tackle di Scirea a centro
area e battere un scorticato sinistro tra Bordon e il palo.
Rien ne va plus. I francesi cercano a quel punto di umiliarci, opprimendo gli azzurri in
area, con Pruzzo desolato a rivolgersi a Bearzot in panchina: «vede Ct, come si può
attaccare in queste condizioni?», ha l’aria di rimproverarlo. É già molto che due
secondi prima del fischio finale, un Graziani probabilmente in fuorigioco, si ritrovi
sul sinistro la possibile palla del 2 a 1, sparata mollemente sul portiere. Meglio così,
meglio un 2 a 0 molto più sincero: perdere di misura sarebbe stato in queste
condizioni tecnicamente iniquo.
La Under ha beccato dagli scozzesi a Catanzaro, la nazionale pre-mundial ha preso
due gol e traversa a Parigi, dando progressivamente spettacolo di sfacelo.
Tempi nerissimi si annunciano, anche se paradossalmente Bearzot dirà che Parigi ha

ratificato il suo vecchio concetto. Esiste cioè soltanto la sua squadra: quella con
Bettega, Paolo Rossi, Antognoni. Una situazione assai scabrosa, perché Bettega
riprenderà a giocare soltanto tra un mese, Antognoni non si sa più quando e come,
Paolo Rossi avrà a disposizione soltanto tre partite di campionato per il rodaggio.
Come dire che, o a Bearzot andrà bene tutto, o si ritroverà con questa squadra di
Parigi, cioè con una non-squadra.
Di utile Parigi, diciamo la verità, ha mostrato per l’ennesima volta la grande modestia
del nostro calcio. C’è troppa poca classe in circolazione nel nostro campionato,
cosicché è pressoché impossibile affrontare un buon avversario come la Francia
illudendosi di giocare tra gente alla pari. Michel Platini ha fatto da solo una differenza
incolmabile, e l’Italia è andata alla deriva.

Le pagelle di LAGO
Com’è difficile dare una sufficienza!

Dall’inviato
ZOFF 6: è sembrato un po’ sorpreso dal destro di Platini, ma la perfetta souplesse
dell’asso francese lascia in certe circostanze poco scampo al portiere.
BORDON 6-: lo ha salvato una volta la traversa, non lo ha perdonato poi da una
decina di metri un molto veloce Bravo, entrato per ultimo come giovane speranza.
GENTILE 5: ha marcato Six, lasciandosi troppo spesso andare a interventi grevi,
imprecisi. Parigi lo ha visto parecchio scaduto rispetto all’immagine che di lui
abbiamo, quasi non credesse alla squadra e a ciò che andava facendo. Portatosi in
attacco al 1’ del secondo tempo, ha sprecato assai goffamente una palla servitagli da
Conte.
CABRINI 6: il suo avversario era Soler. Ha giocato meglio di Gentile, ha rimediato
qualche difficile incursione. Ha poi provato a sostenere un po’ il centrocampo e in un
paio di occasioni ha scambiato utilmente in avanti. Forse sarebbe stato il più in palla
in una squadra meno disossata.
ORIALI 5: ha giocato senza vernice, capace di pochissimi acuti. É parso persino
meno grintoso del solito; ha giocato sulla difensiva in tutti i sensi.
COLLOVATI 6: ha limitato i danni, almeno tre volte con grande tempismo, sul
centravanti Lacombe che non è un fenomeno ma penetra con pericolosità.
SCIREA 5,5: da parecchio tempo non l’ho visto così poco autoritario, anche se, a dire
il vero, tutta la difesa impostata sul blocco Juve è parsa avere meno coesione del
solito.
CONTI 5: ben presto retrocede a va a centrocampo, nella posizione di un…
Beccalossi!, nel tentativo di alimentare i due centravanti. Non è tagliato per quella
zona del campo e non dà risultato.
TARDELLI 5: ha l’alibi di una condizione molto lentamente in crescita, dopo la
lunga assenza in campionato. Platini lo ha travolto impietosamente, ha segnato un gol,
ha colpito una traversa, ha alimentato altre palle-gol, ma soprattutto è stato il faro
continuo della Francia.
PRUZZO 5: praticamente non l’ha vista mai. Gioco disamorato, senza fiducia in nulla
e nessuno.
DOSSENA 5: partenza discreta, mediocrità crescente dalla mezz’ora in su.
GRAZIANI 5+: scarsa pericolosità, quasi nessun legame con Pruzzo.