1982 giugno 21 Settimana decisiva per l’Italia che «deve» battere il Camerun

1982 giugno 21 – Settimana decisiva per l’Italia (che «deve» battere il Camerun)

Dall’inviato
VIGO – Avrete visto in televisione Italia – Perù; non parliamone più, peggio di così è
difficile amministrare il risultato. Si doveva vincere, si è pareggiato dopo lunghe
genuflessioni tattiche.
L’autorete è il simbolo d una concentrazione da oratorio. Uno dei più modesti
giocatori peruviani, il libero Diaz, ha potuto calciare la punizione servitagli con un
passaggio molle, lento, che per 25 metri è transitato davanti all’area dell’Italia
nell’indifferenza più assoluta.
«Ai miei tempi, quando giocavo nel Torino – mi ha confidato ieri Bearzot – saremmo
usciti a impedire il tiro come belve. Magari con le mani sugli occhi, ma a sette minuti
dalla fine Diaz non avrebbe mai segnato così. Parola mia».
Siamo alle solite. Gli italiani si spengono come lampadine impazzite appena sono
chiamati a giocare nell’area altrui. Sanno soltanto difendersi e, a volte, persino in
bunker vengono colti dal panico. Ha confessato Graziani: «Non siamo più capaci di
giocare con il cervello sgombro. Rappresentiamo troppi interessi». Ha soggiunto
Toni Ricchieri, vice-presidente federale: «Qui girano troppi soldi».
Pur tuttavia il secondo turno a Barcellona è a portata di mano, potendo persino bastare
un altro avarissimo 0-0 con il Camerun! Ipotesi che andrebbe peraltro accuratamente
evitata: soltanto battendo il Camerun e vincendo il girone di Vigo potemmo infatti
scansare il successivo impatto con Brasile e, forse, Argentina, ottenendo avversari
meno proibitivi quali Ungheria o Belgio, Scozia o URSS.
Ma per fortuna vostra e nostra il Mundial non è soltanto italiano. Il Mundial a 24
squadre è ricco, ecumenico, in continuo fermento. Apre le pupille su giocatori nuovi,
su squadre emergenti, su continenti meno plumbei della vecchia opulenta Europa,
prigioniera delle sue macchine di montaggio. Il campionato è ancora lungo, ma per
ora ha suggerito il primato della tecnica e dell’istinto.
I Maradona come i Pelé continuano a nascere in Sudamerica, nei quartieri più poveri.
Il calcio più divertente è il calcio-samba dei brasiliani. Da tutti gli angoli del mondo,
Camerun e Honduras, El Salvador e Kuwait o Algeria, si diffonde la sfida di Paesi sui
quali non è più lecito ironizzare.
Sotto l’ala di Diego Maradona covano tanti morbidi piedi di pelle scura.
Soltanto Rummenigge, biondo Sigfrido, ha reagito ieri a vantaggio della Tradizione.
Tre gol stile impero.