1983 Gennaio 17 Penzo sbaglia clamorosamente il 2-0
1983 Gennaio 17 – Penzo sbaglia clamorosamente il 2-0
Sole, vento, e quasi mezzo miliardo di incasso per il Verona. Carovane di pullman sull’autostrada,
storie di scudetto, San Siro bello pieno come si trattasse di Coppa Campioni. Il Verona 1983 è
questa piccola, grande favola del calcio di provincia.
Il Lombardo-Veneto va in campo a San Siro ed è presto gol. Ne rimangono tutti sbigottiti, fuorchè il
Verona che a queste cose è abituato soprattutto in trasferta. E’ un gol da mandare a memoria tattica,
che andrebbe impacchettato e spedito a Coverciano per analisi.
L’azione sta nella metà campo del Verona, il pallone ce l’ha l’Inter. Il Verona si oppone con un
pressing corto, non dispendioso, molto efficiente, Ruba non a caso il tackle all’Inter, segando un
triangolo stretto tra Sabato e Beccalossi.
Il capo-cannoniere Penzo non vive nel frattempo di rendita dalle parti di Bordon, ma è là, sotto metà
campo, a conquistarsi la pagnotta di lontano, 750 mila lire a punto pagano Guidotti e Di Lupo.
Penzo palleggia calmo e pulito che pare improvvisamente un parente di Dirceu, lanciando Sacchetti
scattato a smarcarsi lungo il corridoio destro. Il calcio si nobilita così, quando diventa sequenza di
gesti pensati, dove è sempre il cervello a muovere il piede. Mentre Sacchetti corre a destra, al centro
s’avventa come un treno Guidetti, proponendo il cross a Sacchetti che accoglie l’appello e
puntualmente serve, sventrando orizzontalmente la difesa dell’Inter.
Qui Guidetti fa una cosa che Gualtiero Zanetti mi ha definito “una pazzia”, in senso buono
naturalmente. In corsa, di primissima intenzione, Guidetti carica il sinistro e picchia il pallone come
avesse con lui un fatto personale. Il proiettile è dritto nel primo cerchio del bersaglio. Ivano Bordon
si butta per dovere d’ufficio, non perché ci creda, ed è gol. Uno a zero del Verona a San Siro, un
risultato che durerà qualcosa come 72 minuti filati, mica uno.
Il terreno irregolare, folate d’aria tutta a gorghi, mezzo campo all’ombra e mezzo con il sole basso,
tutto ciò rende un po’ strampalate le intenzioni, ma il Verona tiene banco e si mostra al pubblico per
quello che è. Una squadra rapida nella risposta, mai votata al catenaccio, capace anzi di sorreggere
il contropiede anche con cinque sei giocatori di colpo in avanti. Il Verona tiene così bene la partita
che, in panchina, Bagnoli si prende perfino il lusso di seccarsi con i suoi per alcune ingenuità che
non consentono di sfruttare al 100 per cento gli errori dell’Inter.
E’ il difetto più vistoso dell’Inter, dev’essere imprecisa quando avrebbe invece bisogno assoluto di
triangoli al millimetro, quasi tutti in transito sui piedi delle ballerine Beccalossi-Muller.
Il primo tempo è tutto molto equilibrato, anche se il portiere Garella (al 10’ e al 39’) è la differenza
che decide, con alcuni interventi molto importanti. Si va così senza scandalo al secondo tempo, con
un po’ di inquietudine a carico del Verona che – come ha osservato Falcao – può soffrire a questo
punto della psicosi della classifica, un sottilissimo male interiore che ti fa perdere una quota di
serenità quando avverti a portata di mano exploit normalmente vietati.
Il Verona regge bene anche nel secondo tempo, ma al 65’ si scassa il ginocchio di Guidetti e la cosa
si fa sentire. Non per niente, suppergiù da quel momento, cresce la pressione dell’Inter, per quanto
abbastanza disordinata, caotica, mai segnata dalla geometria. E qui (esattamente al 71’) accade
qualcosa di importante anche per l’Inter. Collovati e Muller si picchiano addosso in uno scontro
laterale, giusto sotto la tribuna, tant’è che lo stopper della Nazionale finisce fuori a braccia, mentre
il massaggiatore gli accarezza il ginocchio sinistro, quasi gli dolesse il menisco interno. Penzo
aveva potuto giocare pochissimi palloni in area con Collovati; l’uscita dello stopper gli apriva
varchi sconosciuti nella zona del giovane Ferri, non preparato mentalmente a vedersela nella zona
del capo-cannoniere della serie A. Nel giro di due-tre minuti, l’Inter ha sofferto una sbandata
paurosa e il Verona ha avuto a disposizione, una dietro l’altra, ben tre palle-gol. Una di Fanna
anticipato; due di Penzo. La prima: un sinistro altissimo in corsa. La seconda: un doppio controllo
delizioso, sinistro-destro, in piena area, ma il tocco finale fuori di un nulla. Esattamente qui, il
Verona ha visto scivolare tra le mani un exploit importantissimo, che l’avrebbe mantenuto a
contatto strettissimo della Roma e che gli avrebbe consentito di giocare in situazione ancora
migliore la partitissima di domenica prossima, alla quale mancherà il grande Falcao, espulso e
certamente quasi destinato alla squalifica.
Il Verona sa benissimo, più di altri, che i gol mangiati preludono a grandi amarezze. Il che è molto
puntualmente accaduto a soli 10 minuti dalla fine, quando una sventagliata destra dell’attacco
dell’Inter ha portato alla battuta, quasi sul limite dell’area, il più giovane dei campioni del mondo di
Bearzot, Giuseppe Bergomi. Un 1-1 come contro la Samp, che lascia al Verona lo stesso senso di
incompiutezza. Strano ma vero, e persino paradossale, accade questo a San Siro, contro l’Inter.
Segno davvero che il miracolo-Verona non è più un miracolo: soltanto una realtà.