1983 Gennaio 19 Agnelli Perché tacere?
1983 Gennaio 19 – Agnelli Perché tacere? Muller Perché non taci?
Boniperti dice di solito poco. Trapattoni è diventato il microfono dell’ovvio. Scottato dallo
stravolgimento di battute anche innocenti, Paolo Rossi raffina luoghi comuni ripudiati persino sulle
gradinate: “Anche a Boniek e Platini può capitare di non avere la giornata buona”. Che analisi,
sofferta.
Finalmente è arrivato Gianno Agnelli il quale, non avendo né ipocrisie né panchine da difendere, ha
detto a voce alta quanto a noi era modestamente sembrato già da un paio di mesi, e cioè che questa
Juve è “vergognosa”, gioca un calcio “avvilente” con un Platini “che si nasconde” e un Boniek a dir
poco “deludente”. Agnelli sa che cosa è stato speso per aver Rossi e lor signori di Francia e Polonia:
soltanto Platini costa alla Juve un milione abbondante al giorno di ingaggio, compresi i lunedì, le
ferie, le soste del campionato, tutti i santi giorni. Come apre gli occhietti al cielo di Torino, le Grand
Michel mette in tasca un milione con il solo compito di rendere altrettanta grandeur alla Juve del
1983, anno santo.
Se non avesse parlato, Agnelli si sarebbe reso colpevole di omissione d’atti d’ufficio. Quando
d’estate plana in elicottero e maniche di camicia sui prati di Villar Perosa, l’avvocato ratifica sulla
Juve il tocco del mecenate, sia pure dell’era industriale e finanziaria. Se sta bene a tutti quando
rilascia alla squadra la bolla della Casa e della Fiat deve stare altrettanto bene il suo intervento di
domenica, pane al pane e cognac al cognac.
In questo stranissimo Paese di alte siepi personali, diventa sempre più difficile cogliere l’orizzonte.
Cosicchè qualcuno avrebbe preferito il silenzio dell’Avvocato, magari – come ha ahimè suggerito
Italo Allodi – “per non turbare la Juve!”. Quoque tu Italo?
E’ un fatto: quando si farciscono di sponsor e ingaggi, non c’è verso che si turbino; pigliano su e
portano giustamente a casa, possibilmente legando i contratti al dollaro, tanto per consolidare la
rendita. Ma guai a ricordar loro che la contropartita in termini di spettacolo e di risultati è scadente.
La mentalità corrente fa scudo, li protegge, Avvocato ma è matto?, non li turbi, è colpa del
campionato italiano che è cattivo, con tutte quelle marcature, li lasci in pace. Se ha problemi con
l’auto, usi pure la cassaintegrazione, ma gli operai del pallone no, non li tocchi: hanno già tanti
problemi con tutto quello stress e con tutti questi giornali.
Che l’Italia sia un Paese affascinante lo deve aver capito molto in fretta anche Hans Muller il quale,
nonostante la formidabile classe, ha spiegato il cedimento suo e dell’Inter contro il Verona
attraverso l’arbitro. L’arbitro doveva concedergli un rigore inesistente; non avendolo fatto , lo
“innervosì e lo fece arrabbiare” tanto da farlo giocare come un tizio qualunque, quindi male.
Capito? Agnelli turba la Juve. L’arbitro turba Muller. Viziati e scollati dalla vita quotidiana, gli E.T.
del football fanno della democrazia la più scomoda delle speranze. Bene o male, quando lavorano
non debbono essere assolutamente disturbati.
Il dollaro non vede non sente non parla. Paga.