1983 ottobre 24 Zico bloccato dall’Udinese
1983 ottobre 24 – Zico bloccato dall’Udinese!
Terzo pareggio consecutivo dell’Udinese: la scorsa stagione, senza Zico, ne fece venti, record
assoluto. La gente si chiede se non stia per arrivare una nuova serie nonostante Zico sempre in testa
alla classifica dei goleador, con sette reti in sei partite.
La coreografia dello stadio Friuli è sempre più bella in questo ottobre carico di luce. Per Udinese-
Inter c’erano cinquantamila persone, l’incasso ha toccato i 538 milioni! La scorsa estate Lamberto
Mazza disse: “Considero Zico prematuro per le nostre strutture, ma quando arrivano certi treni non
bisogna lasciarli passare.” Questo Stadio è già piccolo quando si pensi che per Udinese-Roma del
sei novembre viene dato oramai per sicuro il pieno assoluto: ventimila posti in più non sarebbero
un’esagerazione, e forse occorrerà pensarci per il futuro.
Purtuttavia c’è ancora un senso di incompiutezza attorno alla squadra, che assieme a Zico non è
riuscita a far decollare anche gli schemi. Qualche vizio è da origine, nel senso che l’acquisto di Zico
e la mezza guerra santa da esso scatenata paralizzarono tutto il resto, in particolare la ricerca di un
marcatore difensivo e l’impiego di un Marchetti o di un Mauro sul mercato. Come dire che Franco
Dal Cin fu eccezionalmente bravo nel provvedere a Zico senza aver però il tempo materiale di
costruire la squadra su di lui. Qualche difficoltà a centrocampo ha questa distante radice di mercato,
ma c’è dell’altro, di più attuale, Edinho si è un po’ perso stranamente per strada; Virdis soffre ora di
ombre tattiche (vorrebbe Zico di punta con lui alle spalle) ora di un senso di un personale disagio (e
i fischi non lo aiutano). In più Zico è una università viaggiante del gioco del football, che
richiederebbe pronti adeguamenti, soprattutto quando si tratta di giocare di prima, riducendo al
minimo gli sprechi per narcisismo di campagna alla “fasso tutto mi”.
L’Udinese finì lo scorso campionato sesta, ed esattamente sesta è anche da ieri sera: è tale
coincidenza che lascia perplessi perché i gol di Zico e i suoi tocchi hanno più che mai reso convinto
il pubblico che la squadra può fare meglio. Può mostrare più telaio ed equilibrare meglio il suo
potenziale, che non può come contro l’Inter scadere tanto in difesa.
Un radiocronista ha detto ieri che l’Udinese ha commesso l’errore di chiudersi in difesa dopo il gol
di Zico. Balle! L’Udinese ha peccato esattamente per il contrario, tenendosi velleitariamente in
geometrie tanto ingenue da farsi infilare in contropiede con irrisoria destrezza. Enzo Ferrari non può
chiudere gli occhi su tanto scomposto atteggiamento.
Anche se il campionato consente ancora qualsiasi aggiornamento invernale, la selezione si sta
delineando, non per nulla Pisa, Genoa, Catania, Ascoli sono tutti lì intruppati in coda. In fondo,
soltanto Inter e Sampdoria, fino a tre mesi fa presunte sfidanti al titolo della Roma, sono “fuori
classifica” o, meglio, “sotto classifica”, con 4 banalissimi punti.
La Roma di punti ne ha dieci, il suo derby l’ha vinto, sorpassando la Juve che il suo derby l’ha
perso. Nonostante ripetersi sia difficilissimo, nonostante la prima Coppa dei Campioni della sua
storia, considero la Roma favorita per lo scudetto 1984. Non c’è squadra più armonica tatticamente
e non ha più addosso l’angoscia “da primo scudetto”. La Juve farà una tremenda fatica a
contrastarla anche perché, dal ko di Atene in poi, non ha risolto i suoi problemi di quadratura.
L’espulsione di Boniek nel derby con un Torino sempre più accanito e sorprendente è l’ennesimo
segnale del mancato inserimento del polacco: l’uomo che doveva cambiare marcia alla Juve
dandole la sua trazione anteriore, è del tutto disarticolato dall’atmosfera. Passa da una gaffe
all’altra, prima prendendosela con i connazionali che a Torino chiesero asilo politico, poi
imbarcandosi in battibecchi a distanza con Gigi Agnolin, uno specialista nel sopravvivere a baruffe
d’ogni stampo.
Se il Boniek che reagisce e inquina il derby è simbolo della Juve, almeno una forte dose di
scetticismo è obbligatoria. Il che non è proprio il caso del Verona: il suo secondo posto in classifica
non stupisce nessuno, nemmeno Bagnoli. Il segno della buona saluta sta tutto in questa assenza di
stupore.