1984 agosto 12 Lo sport degli enne-enne
1984 agosto – Olimpiade di Los Angeles 1984
Lo sport degli enne – enne
C’è il sommerso, lo sport cosiddetto «minore», le specialità la cui peggior fatica non riguarda i carichi
d’allenamento bensì la ricerca di una qualche popolarità. È lo sport che ce l’ha su da morire con il
calcio, accusato d’invadenza, arrogante nel prendersi ogni riga dei giornali e ogni immagine della
televisione. Dateci spazio, chiedono ai mass-media e questi rispondono che lo spazio sempre poco. Nel
chiederlo, lo sport, presunto «minore» accampa la pari dignità dell’exploit e dei sacrifici che esso
comporta; nel centellinarlo, i mass-media si trincerano dietro la lapalissiana constatazione che ci sono
sport che fanno vendere e sport che non tirano. Due slogan diametralmente opposti si affrontano: «i
giornali dovrebbero educare a tutti gli sport». La tiratura contro la missione; la promozione sportiva
contro i dati diffusionali. Non sempre la dialettica tra calcio-padrone e sport-minore si mantiene su un
piano di eleganza. Anzi, si arriva inevitabilmente al momento in cui quelli del calcio tagliano corto
ricordando al fronte del rifiuto che «con il Toto tocca al calcio mantenere tutto lo sport italiano». È
brutto quel mantenere, e più è brutto più ha efficacia. Ma c’è un momento in cui il «minore» esce dalla
clandestinità e, libero da ogni complesso si prende sanguinose vendette sul calcio, per sorda libido di
ritorsione. È il momento dell’Olimpiade. Qui gli N.N. dello sport, i figli di nessuno disconosciuti dai
mass-media, gli illustri anonimi delle più remote specialità, si riprendono di colpo nome e cognome,
quasi ripescati da una amnesia durata quattro anni, come accadeva sulle colonne della Domenica del
Corriere di tanto tempo fa, attraverso la trepidante rubrica «Chi l’ha visto?».Uno tira al piattello, l’altra
spara con la carabina, poi c’è il lottatore alto una spanna, chi urla brandendo un fioretto, quello che
insegue pugni, un pistard, chissà magari anche un surfista. Per quattro anni fanno sforzi bestiali per
conquistare dieci secondi in TV o un titolo d’apertura, ma di colpo fanno oro argento e mirra, ricevono
telegrammi di Pertini e baci importantissimi, la gente li guarda quali E.T. molto incerta se siano
davvero dei nostri.
Alla fine dell’Olimpiade riscompariranno nel nulla come sono venuti. Al suono di Fratelli d’Italia, l’oro
si farà oblio.
agosto 1984