1984 Gennaio 9 Riecco il Verona
1984 Gennaio 9 – Riecco il Verona Roma dominata
Era nata strana, è diventata una partita molto importante. Strana perché preceduta dai soliti tormentoni
sugli arbitri; importante perché ha ridato pienezza al Verona dopo un periodo di fatica nei risultati e perché
ha allontanato la Roma dalla Juve. L’arbitro D’Elia di Salerno è passato pressocchè inosservato, con ciò
facendosi apprezzare, non fosse che sembrava gradire fin troppo lo 0-0. Non appena l’azione imboccava il
cuore delle aree di rigore, la sua imparzialissima fiscalità segnalava un arbitro smagato, che quasi volesse
alludere: signori se proprio vi va di segnare, fatelo con assoluta chiarezza dei gesti; nel dubbio delle mischie,
io fischio e tanti saluti alla moviola.
Per la verità D’Elia aveva nei giorni passati corso il rischio di essere il primo arbitro italiano inquadrato per
novanta minuti filati da quattro telecamere Canon, esattamente sorvegliato come lo scrittore Orwell aveva
immaginato nel suo celebre “1984”, ma per fortuna la singolare idea del “Grande Fratello” Nando
Chiampan, azionista al 70 per cento del Verona, era rientrata perché poco elegante e poco utile. Sicchè
D’Elia aveva addosso gli occhi di sempre, del pubblico, della Rai e delle TV private; nessuna santa
inquisizione patrocinata direttamente dalla società.
Meglio così per lo stile di una società che fa fatica a star dietro ai risultati della squadra. Lo stesso Gianni
Chiampan, fratello di Aldo, ci diceva ieri durante l’intervallo: “ Frugando con le telecamere in area si
scoprirebbero probabilmente che hanno quasi sempre ragione gli arbitri! No, no, niente occhi-spia; al
massimo potremmo girare del materiale e regalarlo all’Aia: potrebbe essere utile ma soltanto a scopo
didattico”.
Bene, rimesse le cose in termini più che accettabili, la partita è andata via liscia con due squadre che non si
assomigliavano in nulla, ma proprio in niente. Il Verona era un blocco compatto, che quasi confondeva i
ruoli per la innata intercambiabilità dei movimenti. La Roma prendeva smalto soltanto quando il pallone
transitava dalle parti di Falcao: nonostante sia schierata a zona ,quindi sul piazzamento, era una squadra
meno squadra del Verona.
E poi l’atteggiamento. Il Verona sempre preoccupato di accelerare: con il pressing quando si difendeva, con
il contropiede quando replicava. Al contrario la Roma tentava sublimi mediazioni che nemmeno i monaci di
Monte Athos riuscirebbero a reggere.
Finchè ho il pallone io non ce l’hai tu, sembrano dire quelli della Roma agli avversari di turno. Sembra la
scoperta dell’acqua calda e invece può essere la vera chiave del calcio. A patto però che il dominio del gioco
escluda gli avversari fino a ferirli in area di rigore. Ma è qui che la Roma di oggi fa una fatica boia a
esprimersi. Pruzzo non deve amare alla follia una spalla quale Vincenzi; anzi sono pronto a scommettere
che preferisca il vecchio bistrattato Graziani. La ragione è semplice: come riceve palla, in Vincenzi scatta
l’istinto di concludere da qualsiasi posizione, in torsione o in acrobazia. E Pruzzo bestemmia in attesa di
scambi che non vengono mai. Anche a Verona la Roma ha concluso poco, nonostante la pericolosità di due-
tre occasioni Al 24’ ad esempio quando Garella s’è salvato da un interminabile destro di Falcao andando a
intercettare con il braccio sbagliato, cioè a sinistra con il destro; soltanto così, ha ottenuto lo slancio
necessario in più. Poi, al 53’, la Roma ha pure preso un palo un po’ pasticciato con Vincenti pronto in
spaccata, non altrettanto in pulizia di tocco e quindi in potenza impressa.
Contro una Roma abbastanza malinconica, che fa impazzire gli esegeti giallorossi, il Verona rischiava
qualcosa senza morirci sopra. Voglio dire che i brividi non lo facevano per niente pago del pareggio:
rifiatava e riprendeva a scattare. Dico scattare e non trovo altra parola più espressiva perché il gioco di Di
Gennaro, Galderisi, Iorio, Fanna, Marangon, lo stesso Volpati, è soprattutto in questa sorta di trio mulinello
a pieni polmoni.
Ci sono due tipi di 0-0 in circolazione in Italia, e spesso vengono indebitamente confusi. C’è lo 0-0
determinato da impotenza reciproca, e in genere fa schifo. C’è lo 0-0 dovuto a equipollenza, e in tal caso
bisogna sempre stare con la pelle sollevata, molto attenti perché, a parità di forza, basta poco a cancellare
l’equilibrio.
Lo 0-0 tra Verona e Roma era stato fino all’83’ di questo secondo tipo: dosato non fossilizzato; bilanciato
non sterilizzato; quindi provvisorio. Ne erano sintomo probante anche gli interventi di Tancredi, soprattutto
su Galderisi al 41’ e su Volpati al 62’. Il portiere della Roma è in questo momento probabilmente il più in
forma del campionato. A prima vista il Verona ha vinto con un destro molto coordinato e corto di Di
Gennaro, sul quale nemmeno Zamora sarebbe giunto. Di Gennaro è stato soltanto il detonatore di tutto un
atteggiamento del Verona, del suo animus. Non a caso il lancio da fondocampo è stato servito dal più
furente e agile dei suoi giocatori, Giuseppe Galderisi, alias “Nanu”, concittadino dell’arbitro D’Elia.
Quel pallone Galderisi se l’è inseguito per tutta l’area, l’ha preso, l’ha riconquistato, l’ha ancora servito. L’1-
0 è stato fortissimamente voluto; anche per questo il Verona ha vinto. L’”er più” che ha tramortito la Roma.