1985 Febbraio 19 Quando una mano fa apologia
1985 Febbraio 19 – Quando una mano fa apologia
Nonostante lo avesse appena buttato tragicamente alle spalle, la Costituzione repubblicana non dedicò
al fascismo nemmeno uno dei suoi 139 articoli. Se ne occupò soltanto nelle “disposizioni transitorie
e finali vietando la riorganizzazione del partito fascista e limitando, ma per soli cinque anni, il diritto
a votare e ad essere eletti dei “capi responsabili del regime fascista”.
Già allora, 27 novembre de 1947, il fascismo appariva al massimo come un fantasma “transitorio”,
un passato rimosso. La Costituzione era un progetto di speranze, non un elenco di paure, guardava
alla democrazia da costruire, non alle divisioni da perpetuare. E più che alle formule e ai principi in
bella calligrafia, badava al sodo.
In un memorabile discorso ai giovani, il giurista toscano Mario Calamandrei sostenne che l’articolo
infinitamente più importante della Costituzione era non per nulla il compito attribuito alla Repubblica
di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Compito non
da poco, che ha fatto ampi passi in avanti, ma che è ancora incompiuto e che, anzi, ci impegna in un
progetto senza data di scadenza perché ogni giorno sposterà oltre a noi altre responsabilità, ulteriori
fatiche. La “persona umana” è la più pregnante e ardua delle aspirazioni.
Dire no ai fascismi incostituzionali e camuffati, in orbace o in doppiopetto, era anche un dar alla fine
senso a una guerra che aveva massacrato e diviso l’Italia. Se, come ammoniva Jacques Maritain, non
si può chiedere alle moltitudini un eroismo costante, era lecito far appello al loro quotidiano coraggio
e al loro lavoro per costruire un sistema di libertà: forse nervoso, precario, caotico, di dubbia moralità
pubblica ma sicuramente capace di offrire a tutti la possibilità di costruire con la democrazia un
cittadino più attento ai valori collettivi.
Se questo era lo spirito, come valutare ad esempio la decisione della giunta di sinistra di Monfalcone
che, in seduta notturna, con un costo per il Comune di quattro milioni in gettoni e straordinari, ha
deliberato di abolire nel voto palese il riferimento all’alzata di mano destra o di braccio destro per
apologia del fascismo?
Da ridere c’è poco. Letta così la Costituzione entra nei comics, la democrazia si fa burla. Ma nel
Paese dove è talvolta reato il diritto di cronaca o strappare drogati dalla disperazione, forse è giusto
che la mano sinistra non voglia sapere quel che fa la destra.