1985 maggio 1 Servizio ambiguo
1985 maggio 01 – Servizio ambiguo
Cento e sessanta anni fa, quando la tiratura dei giornali non superava le poche migliaia, si diceva in
America: «Non si può governare senza regolamentare la stampa». Molto più recentemente il generale
De Gaulle chiese al presidente Kennedy: «Ma come fa lei governare senza controllare la televisione?»
Il problema è vecchissimo. Finché ci sarà informazione e finché l’informazione occuperà lo spazio che
separa l’opinione pubblica dalla classe politica, i rischi d’interferenza – beninteso reciproca – sono
latenti. Equilibrare le spinte del potere e dei poteri fa parte della dialettica della democrazia. Le
dittature non hanno questo problema, non se lo pongono nemmeno, la stampa coincide con esse.
Ciò permesso, Craxi sembra molto d’accordo con De Gaulle, e non ha inteso governare senza la tv
nemmeno durante lo sciopero dei giornalisti e nemmeno se la comunicazione relativa alle sue attività
non aveva né carattere dell’urgenza né quello dell’eccezionalità. Ma è la stessa ambiguità del servizio
pubblico televisivo, stretto tra informazione e controllo politico, a porre le premesse dell’uso e/o abuso,
soprattutto sotto pressione elettorale.
Mentre la legge del 1975 obbliga la Rai a trasmettere i comunicati delle massime cariche dello Stato, la
stessa Rai censura un’intervista in cui il faccendiere Pazienza fa la conta dei miliardi del finanziamento
Calvi al Pci per non turbare il clima delle elezioni. Né leggi né censure fanno informazione, tantomeno
i comunicati: la libertà fa ancora paura.
maggio 1985