1985 ottobre 31 – Chi ha paura del Craxi-bis?
1985 ottobre 31 – Chi ha paura del Craxi-bis?
E’destino dei primi capi di governo laici della Repubblica di succedere a se stessi: toccò a Spadolini,
ora a Craxi. Nel giro di quindici giorni la crisi ha visto i “chiarimenti” prevalere sui “dissensi”, per
usare i termini testuali del documento che ridà corpo al pentapartito.
I tempi e i modi della nuova intesa confermano che di una crisi sbagliata si trattava e che legittimo
appariva lo sconcerto dell’opinione pubblica. Il chiarimento doveva e poteva svilupparsi all’interno
della coalizione senza mettere in pericolo l’unica realistica formula di governo e, soprattutto, senza
enfatizzare contrapposizioni che in avvenire potrebbero far registrare l’onda di ritorno. In politica i
cerimoniosi “amici come prima” lasciano spesso il tempo che trovano.
Spadolini aveva posto a Craxi due problemi: il terrorismo internazionale e la collegialità
dell’esecutivo. Questo improprio “Craxi bis” nasce da un compromesso. Da una parte Craxi ha
ottenuto la conferma della politica estera di negoziato “con una associazione nelle forme adeguate
dell’Olp”. Dall’altra Spadolini ha fatto formalizzare il diritto-dovere di convocare il Consiglio dei
ministri su ogni “questione prioritaria”. A ciascuno il suo.
Lo abbiamo sempre sostenuto fin dal primo giorno: non si è mai trattato di questioni di poco conto,
ma la loro drammatizzazione non poteva che creare il cronico nervosismo della coalizione. Non si
spiega altrimenti la frettolosa analisi delle opposizioni, che hanno creduto di intravedere nella vicenda
dell’”Achille Lauro” una svolta politica e che ora si trovano più spiazzate di prima. Stanno nel teatro
ma non recitano, ha scritto ieri Luigi Pintor sul “Manifesto”.
Tra dissolvenze e aggiustamenti, tra illusioni e frenate, nemmeno la soluzione della crisi metterà il
governo al riparo da vecchi e nuovi rischi. Craxi non lavora a termine; la Dc non può identificarsi in
un ruolo di mediazione; sul polo laico prevale la dialettica posizione dei repubblicani.
Quanto alle opposizioni, il neo-pentapartito se ne preoccupa quando garantisce che “il governo è
pronto ad assecondare ogni iniziativa di approfondimento che il Parlamento intende adottare”. Come
per dire, parliamone pure piuttosto che trasformare poi il dibattito sulla legge finanziaria in un
regolamento di conti.
Chi ha paura del Craxi-bis? Forse, persino Craxi.