1986 dicembre 31 Choc da futuro
1986 dicembre 31 – Choc da futuro
Gli esperti garantiscono che chi ha vissuto gli ultimi dieci anni è come se avesse immagazzinato un
secolo, e si prevede che nei prossimi dieci anni il rapporto crescerà ancora. Il ritmo di trasformazione è
tale che la nostra vita modifica il tradizionale significato del tempo. Soprattutto nel mondo
industrializzato l’uomo ha l’impressione che, per restare al passo con lo sviluppo, debba in pratica
presentarsi all’appuntamento sempre in anticipo. Chi vi arriva in orario, è già superato. Ce ne rendiamo
benissimo conto in Italia dove indici di espansione alla giapponese mettono clamorosamente alla
berlina i ritardi della politica nell’adeguare i servizi, sia alla produzione sia alla qualità del vivere.
L’uomo è l’animale che meglio si adatta all’ambiente e che, anzi, evolve mutando di volta in volta i
suoi stessi modelli. Ciò non toglie che una società a trazione anteriore, sbilanciata più sulle previsioni
che sui consuntivi, sia esposta alla nevrosi da cambiamento, uno choc da futuro che rende più
fuggevole che mai persino il «carpe diem» oraziano. «Cogliere il giorno» oggi, nei meccanismi della
tecnologia, provoca la frustrazione del «perdere tempo». L’arcadia ha ceduto all’economia. La fine
dell’anno, tra archivio e oroscopo, non rappresenta dunque né un vezzo né una moda. Se dieci anni
valgono un secolo, anche la memoria si accorcia; se il tempo si è messo a volare, sentiamo la necessità
di parcheggiare un attimo sul ciglio della vita, dando almeno di sfuggita uno sguardo al calendario dei
nostri incubi e delle nostre speranze. Quotidiani, settimanali e Tv credono di fare un servizio
giornalistico; in realtà, condensando i ricordi tra 1986 e 1987, rispondono a un’esigenza esistenziale.
Fermare le cose per non perderci.
31 dicembre 1986