1986 giugno 12 Mondiali Messico 86. Gambalunga Altobelli

1986 giugno 12 – Gambalunga Altobelli

Gambalunga Altobelli si merita il punto esclamativo incorporato nel cognome come un optional. Non
per nulla il portiere coreano si chiama Oh, un destino di ammirato stupore. Oh Altobelli!
Questa è la terza Italia di Bearzot; la prima aveva il look di Bettega in Argentina, la seconda di Rossi
in Spagna, la terza di Altobelli in Messico. Migliore fu la seconda, poi quella di Bettega. Che esista
davvero anche la terza è abbastanza sorprendente, perché i campeones invecchiano insieme a noi e
perché i figli della lupa azzurra puzzano di omogeneizzati.
A cominciare dal povero Galli che non esce sui cross forse perché teme, al ritorno in porta, di
ritrovarla occupata da Tancredi…Scherzi a parte, il ruolo di portiere è il più psicologico del football.
Non basta esserci e nemmeno parare; occorre parare e trasmettere confidenza a quei bastardi dei
difensori, che sono poi dei sensitivi quali nemmeno i più spericolati prodotti Hatù. Avendo registrato
in cassa quattro gol su cinque tiri in tutto, Galli si ritrova invece nelle condizioni di chi, parando,
legge negli sguardi dei compagni “è andata bene” oppure, battuto, decifra nei loro silenzi “etti
pareva”.
Non fa problema l’errore in sé. Anche Zoff ne fece di cappelle, ineluttabilmente umano. E allo stesso
Jascin toccarono gol lirici, come quella volta che si attorcigliò sul palo convinto di accompagnare il
pallone fuori mentre beffardo stava già alle sue spalle, in rete, a sghignazzare. No, tutti sbagliano;
solo che il vero portiere è un leader e su questa qualità pone la questione di fiducia.
Galli non è Zoff, Cabrini non ancora il Cabrini né Conti quel Bruno Conti. Poi Di Gennaro, De Napoli
e Galderisi hanno il foglio rosa. Insomma, questa Italia può soltanto migliorare! Il mio ottimismo non
conosce la parola vergogna.