1986 giugno 13 Mondiali Messico 86. Carlo Marx non c’entra

1986 giugno 13 – Carlo Marx non c’entra

Henry Kissinger tentò l’impossibile per far assegnare agli Stati Uniti l’organizzazione di questo
Mondiale, ma i padroni del calcio preferirono andare sul sicuro, in Messico, senza rischiare l’impatto
con impianti e pubblico nati per il baseball o per il football imbottito e ovale. Il professore di Harvard,
ex mente diplomatica di Nixon, aveva però capito tutto, e cioè che il calcio non ha minimamente
esaurito la spinta propulsiva.
Il suo avvenire è planetario, un boom appena cominciato, come sta ampiamente dimostrando il
Mundial a 24 squadre, dove si avverte soltanto l’assenza dell’Olanda, che diede l’Ajax, Cruyff, il
“calcio totale”, e che oggi paga una decadenza da eccesso di fiorini e da scarso ricambio. Per il resto,
il calcio scoppia di salute ed è l’unico fenomeno a registrare l’exploit del Terzo Mondo.
Altro che sottosviluppo! Il Sudamerica ha piazzato persino il Paraguay, con schemi di una pazienza
andina, senza contare il “piccolo è bello” di Africa e Asia, con Marocco, Algeria, Irak e Corea del
Sud. L’evoluzione scoppiò già quattro anni fa, oggi ha toccato un punto di non ritorno.
Nazionali senza arte né parte non si sono viste, Qui giocano tutti a petto in fuori e nessuno ha meritato
ironia né tantomeno scherno, nemmeno l’Irak che pure ha in corso una partita non propriamente
amichevole contro il fanatico 4-2-4 degli ayatollah.
Siamo campioni del mondo ma la Corea ci ha fatto secchi due volte. Quanto a Marocco e Algeria,
giocano in souplesse, i piedi sono buoni, battono via tiri sahariani che paiono spinti dal ghibli. E’ la
cosa più bella del Mundial, sapere che l’Onu del calcio alimenta nuovi Paesi, razze, culture dello
sport, un cocktail di pelli e di stili. Nel 1990 in Italia ospiteremo il pianeta del pallone,
l’”internazionale” del 2000. Ma Carlo Marx non c’entra.