1986 Giugno 24 Ieri e Oggi Oggi e Ieri
Ieri e Oggi Oggi e Ieri
1986 Giugno 24
ll 13 maggio del 1939 a Milano si gioco Italia-Inghiterra, finita in pareggio, due a due.
Da avanguardisti, lo chiamarono “l’incontro del secolo” mentre il secolo stava covando la sua seconda
carneficina mondiale.
Centravanti era Silvio Piola, lombardo adottato dai piemontesi, con accanto Peppino Meazza, la stessa
maglia numero 10 dei Pelé, Rivera, Suarez, Zico, Maradona.
Acrobata possente, Piola mise in gol con mano clandestina soltanto sospettata dall’arbitro, ma negò
l’evidenza per anni e guai ai cronisti che osassero rompere l’omerta azzurra. Il Regime valeva bene
una bugia.
Allora era possibile perché l’unico autentico notaio delle partite era Nicolò Carosio che dal microfono
dell’Eiar, mamma di mamma Rai, tuonava contro la Perfida Albione a decretava, il grado di épos in
campo.
Oggi non si può più, moviola fruga anche le smorie, svela ogni segreto, coglie anche un moccolo
figuriamoci un pugno sul pallone.
La privacy dello stadio é finita, non esiste più la tradizione orale. Piola pote tacere per anni; Maradona
sapeva dal primo istante che noi sapevamo. La sua manina da scugnizzo e stata uno scippo in
mondovisione, invisibile a solo arbitro.
Maradona era uno scugnizzo naturale, prima ancora di sbarcare a Napoli. Lo era nei quartieri più
popolari della vecchia Buenos Aires, dove si impara a palleggiare al millimetro dribblando per strada
taxi scalcinati e vecchi bus.
Quel gesto rapinoso gli è piaciuto molto, era un tuffo dell’infanzia, ma gli deve aver fomentato dentro
la voglia di dimostrare alla fine che era un campeòn non un ladròn. Con la toccata, fuga, slalom, finta
e gol del due a zero ha meritato tutto, estinzione del reato e assoluzione urbi et orbi.
Persino Nick Carosio gli avrebbe fatto da palo, come a Piola.
Giorgio Lago