1986 giugno 5 Mondiali Messico 86. Caro Enzo
1986 giugno 5 – Caro Enzo
Caro Enzo,
pensa che a Puebla sedici anni fa, arrivai assieme a Nereo Rocco e alla Maria Barzin, sua adorabile
moglie. Per il Mundial avevo preso in affitto un carrettone di Buick che sarebbe sbandata anche su
una buccia di banana. Pioveva e bastò un niente di frenata perché ci ritrovassimo tutti e tre avvitati in
un testa coda. Ripreso l’assetto, Nereo mi ammonì come un padre: “brutto mona, fame morir da per
tuto ma non a Puebla! Xe tropo per un asburgico…”
La panchina è il confessionale degli allenatori, dove si urlano assoluzioni e mea culpa. E oggi, nella
città delle trecento chiese, tu andrai in panchina contro Maradona, stella spuntata dai bassifondi di
Buenos Aires. Ti scrivo perché può capitare di tutto e desidero che tu sappia in anticipo cosa penso
di te.
Prima, non dopo; fu così anche in Spagna e tu mi dedicasti la copia di un libriccino, rimastomi molto
caro, con queste parole: ”a un sostenitore degli azzurri ante bellum”. Prima della guerra, prima di
Vigo, quando passavi per un trinariciuto de calcio , e a sostenere il contrario eravamo in quattro gatti,
Arpino, Baretti,Cucci ed io.
Tu sei un uomo per bene. Hai sempre lavorato credendoci, più cocciuto che disinvolto, ma salesiani
e gesuiti ti hanno anche insegnato che il pallone della vita è gonfio d’aria, Meglio tacchini che pavoci.
Anche se ami le penne bianche, ti entusiasmi per i giovani di belle intenzioni. Il tuo era un calcio a
tibia ferma, perciò detesti chi in campo si astiene. Tutto si potrà dire, ma non che tu abbia omesso
quacosa nel tentativo di fare della Nazionale un pezzettino serio di bandiera.
E adesso pensa a Maradona vecchio.