1986 luglio 20 I numeri di un nuovo gioco

1986 luglio 20 – I numeri di un nuovo gioco

La Dc sostiene: noi raccogliamo un terzo dei voti degli italiani. In democrazia, il partito di
maggioranza relativa avrà pure il diritto di guidare un governo di coalizione.
Il Psi dice: i numeri in sé contano poco, a decidere sono gli equilibri che noi abbiamo garantito, e cioè
pentapartito, isolamento comunista, revoca di grandi giunte di sinistra, unanimismo su Cossiga. Se
non elettoralmente, siamo alla pari politicamente.
I laici affermano: i nostri novanta parlamentari permettono di trasformare in assoluta la maggioranza
relativa della Dc, o dalla Dc più il Psi. Senza contare che proprio la presenza dei laici scoraggia la
tentazione, sempre latente in alcuni settori della Dc e del Psi, non tanto di impegnare i comunisti su
riformismo quanto di usarli per le più spregiudicate operazioni di schieramento.
Chi teme l’”egemonia”; chi ne ha piena l’anima del “decisionismo”; chi rivendica la “pari dignità”.
Una coalizione a cinque, immaginata come strategia, è già un’anomalia italiana: figuriamoci quando
il dosaggio interno alla formula permette a tutti e cinque i partiti di rifiutare una qualsiasi funzione
subalterna.
La partitocrazia si sublima i veti. Non si spiegherebbe altrimenti che, al suo ventiquattresimo giorno,
la crisi del governo Craxi stia probabilmente per ritornare a Craxi. Con Fanfani e Andreotti, i più
spelacchiati ma esperti “cavalli di razza”, impegnati non a materializzare la formula ma ad azzerare
il punto di partenza, con la sola precauzione di evitare il voto anticipato.
Comunque vada a finire non si è trattato di una tempesta in un bicchiere. Non sappiamo se, come è
propenso a ritenere Eugenio Scalfari, Craxi sia andato a scuola di recitazione per moltiplicare l’effetto
personale in tivù, ma di sicuro la crisi ha svelato un gusto teatrale, quasi goldoniano, di giocare su
equivoci, malintesi, doppisensi, maschere e camuffamenti.
Se a “lieto fine”, sarà pur sempre un compromesso a muso duro fino a quando il gioco a cinque carte
non si darà una regola pubblica, in Parlamento. Alla peggio, in regime di proporzionale pura, perché
non ricorrere all’alternanza pura? I cinque anni di Presidenza del Consiglio
spartiti secondo i voti di legislatura: 33 per cento alla Dc, 11 al Psi, 5 al Pri, 4 al Psdi, 3 al Pli.
Tra egemonia e pari dignità, la parola all’aritmetica…