1986 ottobre 28 Non più rassegnati

1986 ottobre 28 – Non più rassegnati

Se vuoi la pace prepara la guerra, consigliavano i romani trovando nella storia innumerevoli seguaci
fino alla pace dei nostri giorni basata sull’equilibrio del terrore e dell’olocausto atomico. No, se vuoi
la pace prepara la pace, fu l’inascoltato ammonimento di Filippo Turati all’inizio del secolo, in un
discorso al Parlamento.
Assisi ha ripetuto al mondo che non ci possono essere trucchi, la vera pace si prepara soltanto con la
pace.
Mai come ad Assisi le religioni hanno interpretato la coscienza dei popoli, la fede era anche la fede
dei laici, la preghiera coincideva con la speranza degli uomini di buona volontà. Il Papa polacco, il
Papa venuto da un Paese che è stato ed è una delle tormentate faglie della storia, ha cancellato almeno
per un giorno la liturgia della violenza.
Che i cattolici irlandesi dell’Ira abbiano risposto no persino al simbolo di una tregua dell’odio può
soltanto dimostrare che la pace è la più imbarazzante delle sfide. E proprio oggi la Chiesa cattolica
afferma il primato dell’uomo sul fanatismo, sull’irrazionale, sull’intolleranza, sul dominio, con una
centralità fra le religioni che mai nel passato era stata altrettanto comunicativa.
Dal medioevo di Assisi la mondovisione ha rilanciato il messaggio più contemporaneo, la voglia di
cambiare, quasi una violenza della pace. Sarebbe patetico ed antistorico farsi delle illusioni,
sovrapponendo alla durezza della cronaca utopie e prediche, buone intenzioni e fraintendimenti, ma
i segni di un nuovo, rivoluzionario contagio ci sono: più cresce il potere distruttivo degli arsenali, più
si radicalizza il terrorismo, più si lacerano i conflitti e meno rassegnati sembrano i popoli.
Oggi apprezziamo sempre di più la scienza pulita, la scienza dei Rubbia e della Montalcini, la scienza
di servizio all’uomo; oggi comprendiamo fino in fondo l’angoscia esistenziale di Oppenheimer
ricavata da quel primo orgoglio tecnico della Grande Bomba. Oggi, anche nell’anniversario di
un’organizzazione come il Wwf, avvertiamo delle immagini sintonizzate con tutto il pianeta che lo
sviluppo senza cultura dell’uomo e dell’ambiente è in realtà una violenza sulla vita. Oggi sentiamo
quasi fisicamente che tutto ci sarà ancora possibile attraverso la pazienza della pace.
Lo abbiamo sempre saputo, ma oggi più di ieri, distratti come eravamo dal mito dell’equilibrio tra
superarmi e megamorti. Non a caso, quando Reagan e Gorbacev si sono incontrati in Islanda, ci siamo
tutti resi conto non tanto dell’inesorabilità della paura quanto della sorprendente possibilità di
accordo.
Dopo poche ore, la tregua di Assisi è già a pezzi nel mondo; non andrà disperso il suo straordinario
impasto di fede e ragione.