1987 agosto 12 Una, cento, mille Venezie. Troppe
1987 agosto 12 – Una, cento, mille Venezie. Troppe …
La città più bella del mondo non sa mostrarsi; la città per definizione turistica non sa organizzare il suo
turismo. Venezia sta vivendo la più paradossale delle estati.
La stessa farsa del giornale di Graz che immagina la città alla stregua di un… lager trova forse il
movente nella confusione creata in questi anni e in questi mesi attorno all’immagine di Venezia. Che
non si sa più quale sia.
Se si fa un Carnevale di massa, è la fine della civiltà delle pietre; se il Carnevale mette un minimo di
compostezza, peggio che andar di notte, è un mortorio, non si diverte più nessuno. Cercando ora il
popolare ora l’élite, prevalgono di volta in volta filosofie alternative, fatte apposta per scontentare tutti
o, meglio, per rispondere a interessi di parte.
No ai saccopelisti, sì ai giovani; sì agli americani da grand hotel, no ai ragazzi della Coca Cola; la città
dev’essere più recettiva, no facciamo il numero chiuso; rischiamo il collasso da folla, macché Venezia
d’agosto è deserta. Chi pensa alle consumazioni, chi alla cultura, chi ai vip chi all’abbordaggio di
massa.
Sicché i poveri vigili non ci capiscono più nulla. A prima vista sembrano degli infami perché
promettono sciopero proprio il giorno della Regata Storica: in realtà hanno il grande merito di dire, sia
pure con il linguaggio delle «ordinanze», che è ora di fare chiarezza. E che il vero bivacco è quello nel
quale si trepestano le troppe scoordinate politiche di una Città ora, museo, ora venduta al miglior
offerente, ora «ponte» tra Est e Ovest, ora tentata dal separarsi anche da Mestre, ora portuale, ora
ecologica, ora di sofistica progettualità, ora di piccolissimo cabotaggio tanto da lasciar decadere
bandiere culturali quali la Fenice o la Biennale e da sostenere la Mostra del Cinema soltanto in
extremis, con il minimo indispensabile.
Ci sono grandi tradizioni sepolte, come ad esempio la cucina veneziana che riempie molti scaffali della
biblioteca Marciana. Se guardata con occhio attento alla qualità, ne potrebbe risultare un richiamo
molto piacevole. Ma anche qui trionfano gli opposti estremismi: di pessimi menù «turistici» o di una
casta di non più di dieci santuari delle monete forti.
Diciamo la verità. Venezia è un’entità singolare e complessa che, basti pensare all’impresa affidata al
consorzio Venezia Nuova, rende i problemi sempre multidimensionali. Ma esattamente per la stessa
ragione si pone agli amministratori e alle categorie la necessità – più ultimativa che altrove – di
scegliere un modo coerente di «essere Venezia».
Mentre si discute di Expo nel 2000 o di 1995 quale approdo del Grande Recupero della Città, non è più
accettabile che la Spa Turismo si riduca invariabilmente al folklore o al mugugno. Venezia è Venezia
12 mesi all’anno: qualcuno se ne ricorda?
agosto 1987