1988 agosto 15 Quando l’allarme non è reato

1988 agosto 15 – Quando l’allarme non è reato

In un certo senso, Venezia è sempre più marginale al Veneto, non diciamo poi rispetto al Nord-Est. In
40 minuti un rodigino parcheggia la propria auto a Bologna, in attesa che il Veneto decongestioni il
casello di Mestre, realizzi la bretella con Tessera e rifaccia il «Marco Polo» da giovedì scorso
trasformato in cantiere.
Idee alla mano, il Veneto è fin troppo fornito; il suo policentrismo naturale lo rende anche produttivo
come pochi al mondo. Ma in termini regionali indulge al narcisismo: crede di aver combinato
chissacché e attende invece molte infrastrutture. Quest’ultima è una parola bruttissima, che però
significa tante cose importanti, a cominciare dalla modernizzazione di un’area.
Il sistema dei trasporti qui conosce dei blocchi sempre più pesanti, nonostante si progetti per il Duemila
un’Esposizione Universale per la quale gli esperti prevedono 60 milioni di visitatori, forse più. Anche la
laguna non fa eccezione: un abitante di Pellestrina, a soli otto chilometri da San Marco, ci mette quasi
un’ora e mezza per sbarcare a Venezia.
Ma proprio la laguna può spingere ora Venezia e il Veneto a pensare insieme. Perché, se è vero che il
primo patrimonio da salvare rimane Venezia, è altrettanto vero che la salvaguardia della città va
accompagnata dal risanamento della laguna. E questo sarà una grande impresa dell’intero Veneto, una
questione a monte veneta e veneziana a valle, che riguarderà i fiumi, l’economia, una nuova cultura del
territorio. Chi crede che il disinquinamento sia una questione di soli depuratori, illude; chi identifica
l’ecologia con la paralisi della crescita, è un reazionario; chi immagina di fare politica del futuro senza
investimenti di civiltà, si troverà spiazzato rispetto allo stesso sviluppo.
Anche se il 1992 sta diventando una geremiade buona per tutti gli usi, compresi i più retorici e banali,
l’Europa sarà il terminal decisivo, da prenotare semmai in anticipo non a rimorchio. Per vocazione e,
anche, per forzata ristrutturazione, il Friuli-Venezia Giulia è oggi più pronto del Veneto
all’appuntamento, ma si stanno presentando anche per il Veneto le condizioni di una forte ripresa
d’iniziative: non coglierla significherà restare fermi ai progetti e, soprattutto, arretrare paurosamente nei
servizi subendo i cambiamenti.
Altro che l’«inquinamento dell’informazione» aulicamente temuto dal signor Sindaco di Venezia! Qui è
più che mai tempo, tanto per il Veneto quanto per Venezia, di rimpiazzare i minuetti con le opere; e di
dirlo forte, senza nessun timore di allarmare.
agosto 1988