1988 aprile 1 Friuli la terza sfida
1988 apr 01 – Friuli, la terza sfida
Il Gazzettino potenzia la sua presenza in Friuli: rafforzando una tradizione, da oggi il nostro giornale
dedicherà più cronaca, più inchieste, più spazio a Udine e alla sua Provincia. Vogliamo informare di
più e meglio, in una Regione che sta a buon diritto facendo la voce grossa.
Dopo la straordinaria reazione al terremoto – portata civilmente ad esempio non soltanto in Italia –
l’arcivescovo Battisti rivendicò da buon pastore anche una “seconda ricostruzione”, la spirituale. E oggi
questa terra mette a punto una terza sfida, per così dire transnazionale.
Le frontiere si aprono, tutte, nell’Europa comunitaria e a Est. Il riformismo di Gorbaciov alimenta
speranze fino all’altro ieri gelate, come è stato confermato proprio in questi giorni dallo stile della visita
in Jugoslavia e dell’incontro con Natta. Ciò mentre l’Europa si prepara, fra quattro anni, a liberalizzare
totalmente la circolazione di uomini e merci.
Il Friuli pare inventato apposta per cogliere la doppia occasione. È stato il perno di quel paziente
tessuto che si chiama Alpe-Adria; ha posto con priorità l’istanza dell’area di confine; coltiva da anni i
mercati dell’Est, dove i Cogolo e i Danieli rappresentano il simbolo di un’imprenditoria che attraverso il
lavoro favorisce la conoscenza e la collaborazione, dunque la pace. Non a caso l’Università di Udine è
la sola in Italia a offrire tre cattedre di lingua e letteratura russa.
I fantasmi del passato, emigrazione, marginalità, sono cancellati. Non soltanto nel reddito pro-capite;
più sensibilmente nel ruolo di territorio-ponte, dove quell’antico istinto di piccola patria non frena il
dialogo, lo scambio, il meglio di un’ospitalità per così dire rovesciata, che si apre sull’esterno.
Nulla sarà facile, perché il nostro tempo rimette in discussione tutto e obbliga istituzioni e cittadini a
mediare la trasformazione con i valori. In questo senso, il Friuli rappresenta l’avamposto del Nord-Est,
un laboratorio di comunicazione tra sistemi e all’interno dei sistemi, per una nuova filosofia del
confine. Non più barriera, ma convenzione immateriale.
Noi crediamo che in questa terra si giochino partite importanti, e che la sua classe dirigente sia
chiamata a un’impresa senza precedenti, europea nei fatti non nella retorica. Da raccontare giorno per
giorno.
aprile 1988