1988 dicembre 17 Il posto giusto
1988 dicembre 17 – Il posto giusto
In generale, le università sono città nella città: Padova offre l’esempio più tipico del nordest. La
tendenza è ovunque alla separazione; vite parallele che non s’incontrano mai, o quasi. Spesso gli
studenti sono visti né più né meno che come turisti, un buon affare per il mercato degli affitti e per i
consumi.
La stessa domanda di autonomia pone questioni spinose e non è finora servita ad aprire l’università. Se
– come sostiene il Governo – autonomia significa anche ridurre il finanziamento dello Stato e inventare
nuove risorse, all’università non rimarrebbe che ricorrere al mondo dell’impresa ma ben sapendo di
dover pagare pedaggio sul piano della ricerca. Chi investe denaro privato nell’industria universitaria del
sapere si attende più applicazione che teoria, più risultati che scienza pura.
Qualcosa tuttavia cambia come dimostra il tentativo dell’università di occupare meglio il territorio
decentrando, alleggerendo le tradizionali strutture, utilizzando il collegamento informatico per dare
accesso in tempo reale a immensi e sottoutilizzati patrimoni di conoscenza. C’è chi (vedi Padova) lo fa
con più dinamismo; chi (come Venezia) rischia di restare invischiata nei tempi lunghissimi
dell’indecisionismo da «centro storico». Ma da Trieste all’interno del Veneto, il fenomeno si mostra
oramai con chiarezza.
Il pericolo è rappresentato dal provincialismo degli interessi, che non ha nulla a che vedere con il
policentrismo dei ruoli. Ottenere un pezzo di università non vale nulla, se serve ad accontentare i
narcisi locali: alla fine, a pagare sarebbero gli studenti, di serie B. Vale moltissimo quando l’intreccio
sul territorio tutela fino in fondo la qualità dell’insegnamento attraverso nuovi spazi, nuove potenzialità,
nuovi agganci alla società e al mondo del lavoro, della sperimentazione, della cultura e dei bisogni fino
all’altro ieri schiacciati dallo sviluppo.
Se persino l’Esposizione Universale del Duemila – sia pure ispirata da Venezia – ha potuto essere
immaginata soltanto come triveneta, il nordest è il posto giusto per l’università diffusa, che non ha una
capitale burocratica e che sa dominare la frammentazione.
dicembre 1988