1988 gennaio 25 …ma non basta
1988 gennaio 25 – …ma non basta
Gli stranieri hanno scosso nel mondo la coscienza del pericolo di perderla. Lo Stato le ha dedicato leggi
e finanziamenti speciali. La Regione Veneto dovrà provvedere al disinquinamento della sua laguna. Un
Consorzio di imprese ha in concessione soprattutto la salvaguardia dalle acque alte, da realizzare entro
il 1995 a meno che non s’intenda affidare ai castori l’opera di far diga alle maree.
A mancare all’appello è solo Venezia, il suo ruolo comunale. Paradossalmente, più Venezia diventa una
grande questione nazionale e più la città sembra preda di una voluttà di estraniarsi dall’auto-governo.
Senza dubbio non facile, ma inevitabile.
Questa sera il Consiglio comunale può scegliere la strada di Catania, cioè il commissario, o quella di
Milano, cioè una Giunta rossoverde; può ricorrere a un protagonista o restare nella trincea del mediocre
patteggiamento tra correnti; può optare per un pentapartito debole o per un Sindaco dei franchi tiratori.
Può insomma tante cose, fuorché una: contare sulla complicità popolare.
Perché in quattro mesi la gente ha capito molte più cose di quante non sospettino gli stessi
amministratori. Ha capito che nemmeno Craxi in persona può disciplinare i ras del Psi locale; che la Dc
non riesce a darsi un peso politico pari al consistente numero dei consiglieri; che più si parla nel nome
della città e più si avverte la personalizzazione di bottega; che al Pci non serve una strategia, gli basta
far precipitare gli altrui tatticismi.
Quello che fu un laboratorio di politica, ad esempio ai tempi del primo centro-sinistra, sta diventando il
luogo dell’astensione. Tutti appaiono più o meno appesantiti; molti arrivano sempre fuori tempo
massimo nelle proposte. Quando Visentini si è esposto candidandosi in prima persona a sindaco, hanno
finto di non capire. Li spaventa non la scontrosità del personaggio, ma il suo carattere politico, tale da
promettere tempi duri per i riti della partitocrazia di quartiere.
Nemmeno sull’effimero funziona un qualche accordo. E se non si riesce a indirizzare una spesa di
mezzo miliardo per il Carnevale, come sarà mai possibile affrontare le grandi decisioni con visione
istituzionale e di servizio alla città? Anche la funzione di Venezia quale capoluogo del Veneto ne esce
progressivamente appannata, sicché non è escluso che il Veneto si abitui a fare a meno di Venezia,
mentre si avvicina il referendum che domanda di separare Venezia e Mestre.
È già qualcosa fare stasera un Sindaco o inventare una Giunta, ma non basta, Venezia non può
sopravvivere di ballottaggi, di franchi tiratori e di accordi notturni al bar di Ca’ Farsetti. Piuttosto che la
confusione, meglio allora azzerare tutto.
Quando gli eletti omettono atti d’ufficio, non resta che riconsegnarli agli elettori.
gennaio 1988