1988 gennaio 9 A forza di guardare avanti
1988 gennaio 26 – A forza di guardare avanti…
C’era di tutto dentro: interessi bancari, bollo auto, concessioni governative, prima casa, assegni
familiari, assunzioni ministeriali. Tant’è vero che fu battezzato «decretone», mica uno degli
innumerevoli decreti che celano la difficoltà a legiferare senza affanno. E, nonostante alcuni sgravi o
agevolazioni, doveva rastrellare alla svelta circa 4200 miliardi.
Ciò nonostante ha fatto la fine di un provvedimento preso di straforo, alla chetichella, se andava.
Martedì, lo stesso governo che l’ha promosso sarà costretto a «farlo bocciare in aula» perché
palesemente incostituzionale, non possedendo i requisiti della «necessità» e dell’«urgenza», e perché
avrebbe impantanato la Finanziaria, già da mesi trasformata in poligono di tiro.
Altri decreti rimpiazzeranno il decretone fiscale, sicché tutto pare ridursi a incidente «tecnico»,
insomma una brutta figura, niente di più niente di meno. Ma ci prenderemmo in giro tutti se
banalizzassimo il caso, ruminandolo nel gran ventre della politica senza trarne un qualche
avvertimento. Non a caso i repubblicani colgono nella vicenda una «luce sinistra» per la salute del
governo mentre i comunisti tagliano corto parlando di «impotenza».
Anche se aggiunge poco agli «epitaffi» già raccolti da Goria nel 160 giorni di presidenza, l’infortunio
del decretone ha senza dubbio peso politico. Per due ragioni: ribadisce la precarietà dell’esecutivo e
confessa tutta una serie di spinte e controspinte sul tema cruciale della spesa pubblica.
C’è stato in Italia un momento in cui la sublimazione del qualunquismo suggeriva, per così dire, la non
obbligatorietà di un governo forte: una deregulation dell’economia in chiave antipolitica; meno
dirigismo più intraprendenza. Quella stagione non esiste più e mai come oggi, nella parossistica
fermentazione degli interessi di parte, si avverte – questo sì con i caratteri della necessità e dell’urgenza!
– il bisogno di una guida che faccia coraggiosa sintesi.
L’economia non osserva riti, detta leggi; il suo sistema nervoso ha cancellato dal mondo l’autarchia. Ha
ragione Goria quando denuncia «il chiacchiericcio dei partiti che indebolisce e non aiuta», ma lo stesso
Governo sembra esserne più che mai figlio e tende anzi ad alimentarlo.
Cossiga diffida i partiti; i partiti promettono le riforme; il Governo attende il congresso della Dc. C’è
tanto domani all’orizzonte da non scorgere più l’oggi.
gennaio 1988