1988 giugno 14 Urss-Vaticano: storico disgelo
1988 giugno 14 – Urss-Vaticano storico disgelo
Gorbaciov ha ricevuto il cardinale Casaroli
Dove non le restava che silenzio e clandestinità, la Chiesa ha trovato per la prima volta in 70 anni
«rispetto» e «sforzo di comprendere gli altri»: parola di cardinale. L’inviato del Papa ha anche parlato
di «speranza», quasi un miracolo al Cremlino.
Nella cattedrale dell’ateismo, costruita sull’ideologia scientifica e sul dogma che anche la religione non
è che un «prodotto» della società borghese, Gorbaciov ha aperto un altro fronte di quella che non si da
più se chiamare riforma o rivoluzione. Con doverosa prudenza, qualcuno farà osservare che sotto la
vernice dei sorrisi gli ostacoli sono ancora enormi sulla strada del «rispetto», ma l’Urss viene da un tale
gelo di democrazia che anche la conquista di segni, simboli, atmosfere e presagi porta con sé un valore
per così dire aggiunto.
Il «dio che è fallito», il comunismo, prende atto che Dio non è morto, e nemmeno i suoi riti. Accetta
l’idea che il Millennio di una fede sopravvissuta alla Rivoluzione d’Ottobre; sembra non considerare
più un crimine contro la società socialista il fatto che l’uomo religioso resti convinto di non morire. Per
quanto distillata in ogni suo minimo umore, la diplomazia tra Cremlino e Vaticano non può che svelare
un nuovo atteggiamento del potere sovietico.
Ciò mentre rientrano i carri dall’Afghanistan, mentre continuano le riabilitazioni delle vittime di Stalin,
mentre le assemblee per designare i candidati alla Conferenza generale del Pcus di fine giugno
registrano l’antagonismo sempre più aperto tra i boiardi della dittatura del proletariato e gli innovatori
di una primavera per quanto cauta. In un rapporto sulla riunione della fabbrica di automobili costruita a
Togliattigrad con l’aiuto della Fiat – pubblicato due settimane fa da «Moskovskie Novosti» – gli operai
rifiutavano i candidati preconfezionati dal partito. E la rivista commentava: «Ciò che succede oggi sarà
decisivo per capire quello che succederà domani».
Il progetto di Gorbaciov è il più difficile che sia mai stato tentato in Urss perché prevede di liberare le
energie dominandole come se – dopo aver pianificato il destino degli uomini «dalla culla alla bara» –
fosse di colpo possibile piegare lo Stato alla società, la religione del comunismo a un socialismo senza
paradisi.
Ogni giorno che passa, Gorbaciov appare più avanti rispetto al Paese che guida ed è soprattutto per
questo che l’Occidente guarda alla sua perestrojka sempre più preoccupato dalle resistenze interne.
All’Est c’è molto di nuovo, forse troppo. Il comunismo teme più le riforme che il capitalismo, e
Gorbaciov ha fretta perché lo sa.
giugno 1988