1988 maggio 29 Denudato, picchiato e sul petto “via i terroni”
1988 maggio 29 – Denudato, picchiato e sul petto: «Via i terroni»
MIRANO. Incredibile episodio di razzismo contro un ragazzino romano
Lo ha spiegato da Premio Nobel Rita Levi Montalcini che nel cervello dell’uomo la crescita
dell’intelligenza non è accompagnata dal progresso delle emozioni. Come se in ciascuno di noi
convivessero il futuro e la caverna, la liberazione e le catene, la comprensione e il pregiudizio. Tutta la
cultura elaborata dall’uomo nel corso della storia, ammonì un filosofo tedesco fiero oppositore del
nazismo, ha lo spessore di un velo sulla bocca di un vulcano.
Viviamo troppo spesso da dissociati; assistiamo alle trasformazioni senza capirle; siamo molto bravi
come notai dell’esistente, molto meno come architetti del nuovo. Anche il razzismo, soprattutto nelle
sue manifestazioni più penose (far sloggiare una donna negra da un bus a Roma o scrivere «terrone»
sul petto di un ragazzino romano da anni residente in un Comune della Serenissima Repubblica…),
cova da uovo marcio dentro l’egoismo, la povertà di ideali, l’incultura; nemmeno quel fragile velo sulla
bocca del vulcano.
«Per l’utopia dei valori – ha affermato il responsabile mondiale dei salesiani nel settore dei giovani – è
questo un tempo di crepuscolo». Il razzismo fa regredire il sentimento; non difende la comunità, la
impaurisce, la separa, la rincagna, la maschera come quei quattro giovani di Mirano con il casco sulla
faccia.
L’Europa si sta spalancando, e non siamo preparati; fra dieci anni nella sola Italia saranno due milioni e
mezzo gli stranieri provenienti da Paesi extra-europei, e preferiamo non approfondire le cause
economiche e sociali di un fenomeno irreversibile. Pensiamo, come ha fatto l’altro giorno il prof.
Antonio Papisca nel candidare l’università di Padova quale avamposto dei diritti dell’uomo, a un
«ordinamento panumano per l’unica e indivisibile famiglia umana» ma nello stesso momento e a pochi
chilometri di distanza dei ragazzi qualunque, figli nostri, si mostrano incapaci di stabilire un rapporto
persino con uno come loro, diverso soltanto per la regione di provenienza.
Un malessere brutto ci sfiora e lancia segnali che non possiamo non raccogliere, a costo di vergognarci.
Ogni razzismo ci priva di dignità, a cominciare dalla cristiana.
maggio 1988