1988 marzo 19 Politica veneziana
1988 marzo 19 – Politica veneziana
Come forza di governo per così dire locale, il problema non si pone nemmeno più. L’on. Pellicani sa
meglio di altri che, durante l’ultima crisi al comune di Venezia, fu lo stesso senatore Degan, leader
doroteo, a proporre l’incontro con i comunisti.
Venezia ha una valenza politica talmente rilevante che Degan spiegò: «Venezia sarebbe forse potuta
diventare il banco di prova del governo istituzionale con il Pci». Approfondì anzi l’analisi, guardando
agli sviluppi degli anni novanta: «È oramai in corso – disse Degan – una ridistribuzione delle forze
economiche e sociali che rende maturo in Italia l’avvento di una maggioranza da sinistra».
Era quanto aveva intuito dieci anni fa Aldo Moro. In una conversazione con Eugenio Scalfari,
ripubblicata in questi giorni ma risalente a 28 giorni prima del rapimento di via Fani, il presidente della
Dc immaginava per la democrazia italiana questo approdo: «No, io sono assolutamente contrario –
precisò Moro – al progetto di compromesso storico lanciato dal Pci. La società consociativa non è un
modello accettabile per un Paese come il nostro. Dopo la fase dell’emergenza si aprirà finalmente
quella dell’alternanza, e la Dc sarà liberata dalla necessità di governare a tutti i costi».
Non è stata la democrazia italiana a «sbarrare il cammino» al Pci e a «rallentare l’evoluzione», come
lamenta l’on. Pellicani. I comunisti hanno fatto tutto da soli, resistendo con un’ideologia totalitaria e con
una storia a lungo staliniana sia alla democrazia liberale sia al socialismo riformista. La loro
inaffidabilità ha bloccato il sistema, e oggi non possono più parlare da socialisti ma pensare da
comunisti. La sinistra europea ha sepolto già da un pezzo quel leninismo duro a morire.
marzo 1988