1988 novembre 13 Cè una sola storia
1988 novembre 13 – C’è una sola storia
Un nazismo buono non è mai esistito
Hitler non fu mai eletto al Reichstag ma il presidente del Bundestag – nuovo Parlamento della nuova
Germania – gli ha concesso post mortem un inatteso attestato. La notte dei cristalli, che diede il via
ufficiale all’olocausto di sei milioni di ebrei, fu preceduta da «anni gloriosi», da «tempi pieni di
fascino», da una «processione trionfale» di grandi eventi per i tedeschi. Miscelando storia e politica nel
momento sbagliato e nel posto sbagliato, la seconda carica dello Stato è sembrata depenalizzare i
carnefici piuttosto che commemorare le vittime.
L’incidente è grave soprattutto perché Jenninger non ha l’età per una qualsiasi compromissione con il
nazismo; ha costruito in questi anni la sua reputazione sul dialogo con la Germania comunista e con
Israele; è un democristiano cui lo stesso leader socialdemocratico ha riconosciuto la «personale
integrità». Mancava cioè qualsiasi premessa per una gaffe che perpetua quello che l’intellettuale
Guenter Grass chiamò «un buco nella coscienza nazionale».
Le immediate dimissioni di Jenninger onorano sia il personaggio sia la democrazia tedesca. Dimostrano
che gli errori si pagano salati e subito, così da separare senza equivoci l’Istituzione dal titolare d’essa. E
tuttavia da sole non sono sufficienti a sbarazzare il campo da un disagio di fondo: cioè la difficoltà a
rimettere ancora oggi in ordine l’archivio di un popolo.
Il quale non può che partire da una definitiva premessa: il nazismo non fu mai buono. Non sono mai
esistiti un Hitler «glorioso» e un Hitler genocida; un nazismo giustificabile e un nazismo da respingere.
Nessuna ricostruzione o scuola di pensiero potrà mai confutare la storia che, aldilà delle frustrazioni e
delle sconfitte, ha consegnato al mondo un sistema fondato sulla «libertà di uccidere».
Ed è questione che non riguarda soltanto l’antisemitismo. La fine di Hitler e del nazismo non ha salvato
soltanto gli ebrei, o gli zingari, gli slavi, gli handicappati, i liberali, i marxisti, i «degenerati». Dentro
quel bunker di Berlino morì un impulso di morte fattosi regime, la più oscura promiscuità tra
nazionalismo, razzismo, efficienza e organizzazione.
Se non si parte da qui, ci sarà sempre un povero Jenninger che confonde se stesso e i tedeschi. La
Germania non ha più fantasmi, ma deve saperlo.
novembre 1988