1988 novembre 22 Ma non tutto è protesta
1988 novembre 22 – Ma non tutto è protesta
La Regione è formalmente la stessa, ma non si possono confondere Trento e Bolzano. I problemi e le
emozioni sono tanto diversi da richiedere giudizi separati. Basti pensare che a Bolzano l’Msi è sempre
più saldamente primo partito «italiano» mentre a Trento si colloca al settimo posto, alla pari con
Democrazia Proletaria.
Per la terza volta, dal 1985 in poi, Bolzano affida al Movimento Sociale la sua protesta: il che vuol dire
che non ci troviamo più di fronte a un dato congiunturale; il disagio degli altoatesini di lingua italiana
sconfina oramai nel distacco pressoché totale dai partiti della mediazione politica. Chi ha tentato, dai
socialisti ai liberali, di cavalcare tanta frustrazione inseguendo i temi e il linguaggio della destra ha
sofferto un’amara delusione: quando si va a rimorchi, tardi e male, chi raccoglie i frutti è sempre il
partito che vanta la primogenitura.
Non ha il minimo senso star lì a dare, per la loro reiterata scelta protestataria, le bacchettate sulle mani
agli elettori di Bolzano. Questa è la tipica arroganza di chi non sa spiegare le sconfitte o di chi non si
rassegna alle sorprese della democrazia. Sarà molto più utile tentare di capire perché gli italiani temono
l’autonomia (la più marcata in Europa) e perché l’applicazione dell’autonomia fa sentire stranieri (in
Italia) un numero crescente di italiani.
Ma non tutto sembra compromesso nella ricerca di un difficile dialogo. Il successo dei Verdi significa
molto trattandosi di un movimento che ha impostato le sue liste e le sue opzioni sulla parità etnica,
rivolgendosi – soprattutto ai giovani – senza distinzione tra cittadini di lingua tedesca, italiana e ladina.
Anche il prevalere degli uomini di Silvius Magnago all’interno della Sudtiroler Volkspartei isola in
qualche modo le posizioni più estremistiche in quel monolitico 60,4% del consenso.
Ma nemmeno la specificità del voto, sia a Trento che a Bolzano, si è sottratta alle tendenze in atto da
tempo nel nostro Paese. Occhetto o Natta che sia, l’indeterminatezza del Pci – ora tentato di proporsi
come forza di governo ora come dura opposizione – si conta in un vistoso calo di voti e di seggi, che a
Trento consente a un pur non smagliante Psi di diventare secondo partito. Mentre pare visibile la
«quarta forza laica», è la Dc che tiene, anzi si consolida ulteriormente.
De Mita guida oramai l’unico partito di massa.
novembre 1988