1988 ottobre 2 Gorbaciov prende tutto il potere
1988 ottobre 02 – Gorbaciov prende tutto il potere
Lenin teorizzò il terrorismo di massa; per mezzo secolo, il modello sovietico ha praticato lo stalinismo,
che rappresenta la più capillare sintesi fra potere personale e burocrazia statale mai apparsa al mondo.
Quando vent’anni fa, invasa la Cecoslovacchia, il Cremlino fece arrestare Dubcek, il mite riformista di
Praga esclamò: «Come si può fare questo a me, che ho dedicato tutta la vita all’amicizia con l’Urss?».
Nemmeno la lunga, devota militanza a fianco del grande paese fratello poté salvarlo dalla pretesa di
liberalizzare timidamente l’economia, di abolire la censura sulla stampa, di migliorare i rapporti fra
Stato e Chiesa, di dare un po’ di voce anche ai non comunisti.
E ancora nel 1974, presentando a Londra la rivista dei dissidenti dell’Est europeo «Kontinent», ci fu chi
ricordò che nemmeno in pieno zarismo, con un regime reazionario e schiavista, gli scrittori dovevano
rassegnarsi a trovare un editore all’estero. Tutti, da Puskin a Gogol a Tolstoj e Dostojevskij, potevano
scrivere e pubblicare i loro libri in patria.
L’Urss del gulag, dei cingolati, dei boiardi in falce e martello; l’Urss che, con la più scientifica
mistificazione del secolo, ha manipolato il significato di socialismo e democrazia; quest’Urss è appena
lì, dietro l’angolo della storia, perlopiù ancora inerte anche se, pur non prevedendo l’esistenza di
un’opinione pubblica di tipo occidentale, il sistema avverte i primi forti stimoli del suo immenso
«sottosuolo» umano.
Trovando tutto da riformare e in ritardo, l’impresa di Gorbaciov appare titanica. Se anche lo volesse,
non potrebbe promuovere le riforme dal basso perché, politicamente, una base non esiste. I conti li
deve fare con l’apparato, onnipotente classe delle classi nella società teoricamente senza classi.
Per riformare il potere, Gorbaciov ha sempre più bisogno di potere, e lo cerca ricorrendo alla stessa
logica del collaudatissimo sistema. Per quanto illuminata, la sua repubblica presidenziale non può che
essere progettata e imposta rigorosamente dall’alto.
Come ieri Dubcek a Praga, oggi a Mosca Gorbaciov resta sempre un comunista che ritenta l’utopia del
comunismo dal «volto umano». Come Stalin, si tratta di un personaggio epocale, che segna il tempo e
che condiziona non soltanto le speranze liberali del mondo, ma anche i concreti interessi sempre legati
alla pace, al disgelo e alla comunicazione.
Ma Gorbaciov è il prodotto coerente di tempi comunque nuovi o il leader non previsto dal sistema?
Forse sta tutta qui la risposta sul destino suo e delle sue riforme.
ottobre 1988