1989 febbraio 10 Questa strana città
1989 febbraio 10 – Questa strana città
Che strana questa città. Già paradosso della natura, Venezia lo è anche della cultura. La si vuole sempre
più separata da Mestre e dal Veneto, ma rivendica con le sue idee un ruolo a vantaggio dell’intero
Triveneto. Vi si racconta il degrado delle funzioni vitali, ma qui prendono corpo progetti di spessore
mondiale. Fra pochi giorni inizierà a estirpare praterie di alghe, ma il suo destino sarà più planetario e
lega la laguna di domani all’effetto serra. Quella che sembra una città crepuscolare, amministrata a ore,
è un laboratorio che sperimenta dal vivo, sulle pietre, sull’anima e sugli interessi. I poeti sono più in
crisi che ai tempi di Marinetti: forse perché tutta da reinventare, Venezia sta passando di mano sotto i
nostri occhi. L’apparenza sono i ceti parassitari della Venezia da cartolina, visita e getta; il sottosuolo
sono gli ingegneri del mare, i ricercatori dell’ambiente, gli architetti, gli inventori. La specialità non si
misura più dalle gondole nella sfera di cristallo, ma dagli investimenti pubblici e dalla tecnologia.
Venezia non è mai stata una città come le altre; oggi meno che mai. Per salvarsi dal mare dovrà fare
persino meglio di Londra, e degli olandesi; per non restare inerte prigioniera di un passato che mai per
nessuno ritorna, è condannata all’ottimismo delle cose nuove. Se Esposizione Universale sarà, non
potrà che diffondersi sul territorio delle Tre Venezie e del Friuli, ma nemmeno i miti neo-illuministici
da terzo millennio potranno dimenticare che a Venezia l’ingegno dell’uomo si misura, non si pesa.
Attraverso l’Expò o la salvaguardia o il disinquinamento o il recupero o la cultura, non ci sarà mai altra
città al mondo tanto naturalmente chiamata a certificare la qualità. Pieghiamo le idee a Venezia, non
viceversa.
10 febbraio 1989