1989 giugno 5 Una terribile paura di libertà
1989 giugno 5 – Una terribile paura della libertà
Il comunismo assassina i suoi figli anche se cantano l’Internazionale comunista. Il comunismo,
marxista o leninista o maoista, non può accettare che i figli della sua rivoluzione innalzino con le
proprie mani una gigantesca statua della libertà, la stessa che da New York illumina la faticosa
speranza di piegare la storia all’uomo non l’uomo alla storia. La terribile paura di libertà ha armato il
comunismo a Pechino. La cronologia del comunismo è ovunque e da sempre segnata di stragi di
regime: non è mai esistito il comunismo dal volto umano perché ogni dittatura trova un invalicabile
limite nella conservazione del Sistema. Oltre non può permettersi di andare, pena la negazione di sé. La
legge marziale e la più vile carneficina del dopo guerra si realizzano sotto il segno di Deng, il
riformista, il modernizzatore, a suo tempo accusato di “lassismo ideologico”. Dimostrano quanto
pericolosa fosse l’illusione di democrazia dei ragazzi di Pechino e quanto panico abbia insinuato in
tutto il Potere. Una democrazia può diventare comunista in tanti modi, ma finora non si è mai visto un
regime comunista scegliere la democrazia. A Pechino, il comunismo ha fermato il tempo, anzi lo ha
retrodatato. Trentadue anni fa, chiamarono “Cento fiori” le prime flebili istanze di riformismo, e finì
con il suicidio o l’internamento di moltissimi intellettuali, insegnanti, giornalisti, studiosi. La
restaurazione è un riflesso condizionato, la sua spietatezza ne rappresenta il rito esemplare. Ma Pechino
forse non è sola. La Cina proietta ombre lunghe anche su Mosca, dove Gorbaciov intacca da comunista
il comunismo reale sfidandone il rigetto. In ogni riformatore leninista, per quanto grande, resta sempre
in agguato un piccolo Deng. Che Dio protegga i comunisti dal comunismo.
5 giugno 1989